L’uomo, una cinquantina d’anni, vestito in modo acconcio, capelli corti e ordinati, barba rasata, altezza media, ben piantato, cammina guardandosi attorno, come alla ricerca di qualcosa. Nulla lascia presagire quel che sta per fare. All’improvviso, si ferma e, chinatosi, con rapido gesto raccoglie una mascherina gettata sul marciapiede da qualche scriteriato. Una delle tante abbandonate dove capita, penosa semina che esalta l’indecente incuria di una società malata. Tristi petali caduti da un enorme fiore velenoso.
Lo strano individuo, dopo aver preso in mano l’insano reperto, lo usa, incurante di ogni norma igienica, per soffiarsi il naso. Poi, però, più educato e civile di chi se n’era sbarazzato, infila in tasca l’improvvisato fazzoletto e continua il proprio cammino. Un intemerato riciclatore.
Verrebbe voglia di rincorrerlo, se non si rimanesse impietriti di fronte all’inimmaginabile gesto, per chiedergli che anticorpi possiede. Non ha paura di contagiarsi? Un pazzo irresponsabile? Un salto di specie? Un alieno? Di certo, un caso da studiare in laboratorio. Una frotta di ragazzi vocianti scaccia le bizzarre riflessioni. Ridono, è tutto un gioco. Il covid-19, per fortuna, non ha contagiato la spensierata allegria.
Vaiolo, tubercolosi, poliomielite. Quante malattie sono state sconfitte grazie alla scienza? L’influenza, nelle sue metamorfosi e complicazioni, quale tributo di vite ha preteso prima che venissero isolati i vari ceppi e predisposti gli antidoti? Un tempo si moriva anche per il morbillo. “Un vero e proprio killer di massa”, sottolinea Charles Kenny, autore de “La danza della peste. Storia dell’umanità attraverso le malattie infettive”. Un inno alla ragione, alla solidarietà, al progresso, alla medicina. E la dimostrazione che le varianti non sono una scoperta di oggi.
In tutto il mondo ogni cinque secondi, dodici volte al minuto, ogni minuto di ogni giorno, muore un bambino al di sotto dei cinque anni per disturbi che sarebbero in realtà facilmente prevedibili. Un dato impressionante. Ma negli anni Cinquanta la media era di un decesso al secondo, un livello cinque volte superiore a quello attuale. “Il massiccio calo delle morti premature è qualcosa che andrebbe celebrato e salvaguardato come la più grande vittoria dell’umanità”, conclude il ricercatore dopo aver spiegato i suoi calcoli.
Ma il Covid 19 sta mettendo in dubbio proprio la fiducia nella scienza. La propaganda negazionista e “una disinformazione letale” rischiano di invertire la rotta. Senza una risposta adeguata, il Coronavirus potrebbe essere “soltanto un assaggio di qualcosa di ben peggiore”. I dubbi sulla profilassi anche al di sotto dei dodici anni sono più che legittimi ma lo stesso Kenny ricorda l’eroismo della dottoressa Salma Farooqi “torturata e uccisa dei talebani per aver commesso il crimine di vaccinare i bambini contro la polio”.
La diffusione delle infezioni è sempre andata di pari passo con il sospetto, la paura, l’intolleranza, la costruzione di barriere e di ghetti, la violenza, la misoginia. Lebbrosi, streghe, ebrei: capri espiatori della feroce stupidità. Minoranze da emarginare e colpevolizzare. Sempre con l’aberrante psicosi del complottismo. E invece la lotta ai morbi collettivi non può che essere collettiva.
Sul solito sito dei seguaci italiani di QAnon è stato pubblicato il 24 novembre un breve video del microbiologo Sucharit Bhakdi, il quale terrorizza chi si vuole immunizzare parlando di effetti micidiali della proteina spike e di linfociti killer. Un altro nefasto profeta della regressione culturale. Ma anche giornalisti e virologi, affetti da incurabile notorietà televisiva, seminano ansiosa incertezza a piene mani. Giusti allarmi e allarmismi mediatici. Siamo appena all’inizio della terza dose e già si parla di una possibile quarta. Un metodo sicuro per alimentare la perplessità nei confronti di quel che si sta facendo e rafforzare le stolte riserve dei no vax. Se poi altri interrogativi li aggiunge lo stesso amministratore delegato di Moderna, Stéphane Bancel, vuol dire che la confusione è a livelli esponenziali.
Intanto, Omicron richiama in servizio permanente le mascherine. Chissà dove è finito l’uomo che le raccoglie. Avrà solo l’imbarazzo della scelta.
Marco Cianca