“Nei cassetti del governo esiste un piano B che potrebbe entrare in funzione nel caso in cui le dismissioni non diano i frutti promessi”. Lo scrive L’Unità, secondo cui “Il dossier, preparato dalla Ragioneria, prevede il taglio degli stipendi dei dipendenti pubblici di tutti i comparti (Stato, enti locali, scuola) dal 2,5 al 5%, il blocco delle tredicesime per tre anni, l’aumento del contributo di solidarietà oggi già applicato ai dirigenti (il 5% per chi guadagna più di 90mila euro annui, 10% per chi è sopra i 120mila euro). La stretta inciderebbe per oltre il 10% sui 167 miliardi di euro che ogni anno si spendono per gli stipendi dei dipendenti pubblici. In altre parole, a regime si tratterebbe di un risparmio di spesa tra i 16 e i 20 miliardi di euro”.
È una carta – spiega il quotidiano fondato da Antonio Gramsci –, che il governo giocherebbe solo in caso di estrema necessità. Per adesso lavora al decreto sulla spending review che dovrebbe essere emanato a ridosso del 28 giugno “Il tempo stringe, e ne servirà davvero molto – scrive L’Unità – se l’esecutivo vorrà, come promesso, consultare le organizzazioni sindacali. Finora nessuna convocazione è partita da Palazzo Vidoni, né si conosce il destino dell’intesa firmata a inizio maggio tra Filippo Patroni Griffi e le rappresentanze dei lavoratori. ‘Avevano detto che si sarebbe tradotta in una delega o in un decreto – dichiara Michele Gentile, della Cgil- ma non si vede ancora nulla’”.