Un fulmine a ciel sereno? Non proprio. Perché il cielo, a dire il vero, tanto sereno non era. Ma il fulmine, indubbiamente, c’è stato. A che cosa ci riferiamo? Non tanto, e non solo, a questa strana primavera romana, in cui le temperature si sono fatte calde, ma poi rinfrescano all’improvviso, e, soprattutto, in cui continua a piovere a giorni alterni. Ci riferiamo, piuttosto, alla strana trattativa per il nuovo contratto dei metalmeccanici. Una trattativa lenta e faticosa che è stata oggi scossa da un comunicato sindacale unitario che prospetta la necessità di “mettere in campo”, già a partire dal corrente mese di maggio, “adeguate ed efficaci iniziative di mobilitazione”.
Ora, che a un certo punto di una trattativa contrattuale, i sindacati minaccino di ricorrere a qualche “iniziativa di mobilitazione”, è cosa che non desta sorpresa. Così come non appare strano che lo scopo tattico di tali iniziative sia quella di smuovere una controparte datoriale che sta praticando, sul campo del negoziato, l’antica arte della melina. Ma nel caso di cui stiamo parlando c’è qualcosa di più che desta negli osservatori un certo allarme. E questo qualcosa consiste nel sommarsi a una divergenza di merito, ormai palese, fra le organizzazioni delle imprese e i sindacati dei lavoratori sui termini di un possibile accordo, da tutti peraltro auspicato, di un’altra divergenza relativa, invece, ai tempi della trattativa.
Il negoziato si è aperto formalmente il 5 novembre dell’anno scorso con la presentazione delle due piattaforme sindacali: quella condivisa da Fim-Cisl e Uilm-Uil e quella avanzata dalla Fiom. Ha poi vissuto un momento importante con la presentazione, il 22 dicembre, della “contro piattaforma” di Federmeccanica e Assistal, in cui è apparso chiaro quale sia il vero nodo problematico del confronto: quello del rapporto fra la funzione del contratto nazionale e gli eventuali aumenti del potere d’acquisto delle retribuzioni dei metalmeccanici. Secondo i sindacati, infatti, la proposta di un cosiddetto “salario minimo di garanzia”, avanzata dalle associazioni datoriali, finirebbe, in pratica, per far sì che dal contratto nazionale arriverebbero aumenti del salario nominale solo a circa il 5% dei dipendenti delle imprese del settore.
Tra gennaio e marzo, il negoziato ha vissuto una seconda fase, in cui il si sono svolti numerosi incontri, a delegazioni ristrette, volti ad approfondire gli altri e meno problematici aspetti della trattativa. C’è poi stata una non breve interruzione, in aprile, in concomitanza con la preparazione del primo sciopero nazionale unitario della categoria dopo otto anni. Dopo lo sciopero del 20 aprile, effettuato secondo i sindacati con ampie adesioni, il nuovo incontro del 6 maggio aveva avviato una nuova serie di quattro incontri tematici da tenersi fra il 10 e il 17 maggio: e ciò nella prospettiva di un altro successivo appuntamento, in cui tornare ad affrontare la questione del salario. Dato questo schema, era logico attendersi l’eventuale annuncio di una nuova iniziativa di lotta non prima della conclusione di questo ciclo di incontri.
Ma evidentemente qualcosa deve aver contrariato i sindacati in questi pochi giorni che ci separano dal 6 maggio. Ed ecco il comunicato di oggi, in cui si esordisce ricordando che “dopo 6 mesi dall’avvio del negoziato, e un’interruzione di un mese e mezzo, dal 15 marzo al 6 maggio, le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm hanno espresso un giudizio fortemente critico sul sostanziale immobilismo e sulle posizioni ribadite da Federmeccanica nell’incontro svolto lo scorso 6 maggio”. E fin qui siamo nel già noto. In poche parole, i sindacati accusano Federmeccanica e Assistal di non aver mutato sostanzialmente le loro idee sul cosiddetto “salario di garanzia”.
Ma nelle righe successive del comunicato c’è una novità: “Tale giudizio è confermato alla luce dell’andamento dei primi incontri di approfondimento sui testi realizzati martedì 10 e mercoledì 11 maggio2016”. Incontri in cui è emersa “la rigidità di Federmeccanica” su “diversi aspetti” del negoziato.
Uno degli argomenti che era stato portato dagli osservatori per spiegare la rigidità di Federmeccanica nei mesi che vanno da gennaio a marzo di quest’anno, era che forse le imprese, prima di rivedere eventualmente la loro impostazione originaria, aspettavano che si concludesse la partita per l’elezione del successore di Giorgio Squinzi alla testa della Confindustria. Ora sappiamo chi è questo successore, e cioè Vincenzo Boccia. Tuttavia, il nuovo vertice, cioè il presidente Boccia e la sua squadra di vice-presidenti, non si è ancora insediata a viale dell’Astronomia, e ciò non accadrà prima dell’Assemblea convocata per il 25 di questo mese.
Intanto, nella base sindacale ha cominciato a diffondersi il timore che, in realtà,la Federmeccanicail contratto non lo voglia proprio rinnovare. E forse anche questo ha portato il segretario generale della Fim-Cisl ad affermare, in una recente intervista, che “se non si entra nel vivo della trattativa, si guastano le relazioni e i contenuti del negoziato”, ivi compresi “gli obiettivi positivi finora raggiunti”.
Data anche la complessità dell’organizzazione e le diversità della sua base associativa,. Federmeccanica non appare insomma ancora disponibile a fare qualche significativo passo negoziale che vada incontro alle esigenze sindacali. E ciò non tanto sul piano quantitativo, ma piuttosto su quello qualitativo. Il passare del tempo, invece, logora le eventuali disponibilità sindacali, perché mette in forse la credibilità delle associazioni tra i lavoratori. I sindacati, insomma, hanno bisogno di un’accelerazione del negoziato, mentre le imprese non sono ancora nella condizione di accettarla.
Il momento appare quindi assai delicato. Una risposta sul futuro del negoziato verrà probabilmente non tanto dai prossimi incontri tecnici, per adesso messi in calendario per le giornate del 16 (formazione professionale e welfare contrattuale), 17 (appalti, trasferte, reperibilità) e 25 maggio (inquadramento professionale), ma da un incontro in cui le segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm abbiano la possibilità di tornare a confrontarsi con il vertice di Federmeccanica e Assistal.
@Fernando_Liuzzi