Luigi Marino è stato rieletto presidente di Confcooperative per il prossimo mandato, dalla XXXVIII Assemblea Nazionale di Confcooperative. Il voto è avvenuto all’unanimità. E’ stata confermata anche la squadra dei vicepresidenti con Carlo Mitra, Maurizio Ottolini, Gaetano Mancini, Giovenale Gerbaudo e Diego Schelfi.
L’assembela si era aperta ieri a Roma. I lavori sono stati aperti dalla relazione introduttiva del vice presidente vicario Carlo Mitra. “Siamo orgogliosi – ha detto – della funzione sociale esercitata dalle cooperative italiane che hanno incrementato l’occupazione di lavoratori dipendenti per oltre l’8% nel quadriennio 2008-2011”. “È occupazione moderna – ha aggiunto – con maggioranza femminile e consistente integrazione di immigrati che rappresenta con 1,3 milioni di occupati il 7,7% del Pil”.
A questa Assemblea, secondo Mitra, Confcooperative consegna un bilancio positivo: sono cresciute le cooperative (+ 3,6%), i soci cooperatori (+ 9,9%), gli occupati (+ 13,4%), il fatturato (+ 4,1%).
Le 20.500 cooperative di Confcooperative, ha sostenuto, “fanno, dunque, ancora meglio della media nazionale, registrando nello stesso quadriennio il + 13,4%, passando da 480mila persone occupate a 544.400. confermando la caratteristica di un utile in meno un occupato in più, le cooperative dimostrano di operare pienamente nella responsabilità sociale di mercato”.
Tra occupazione e redditività, mette in luce il vicepresidente, “abbiamo scelto il lavoro. Vi sono però anche delle ombre, poiché nelle cooperative gli utili sono il mezzo principale per patrimonializzare, si impongono interrogativi sulla sostenibilità nel futuro. Non siamo invulnerabili. In questa fredda primavera, a mano a mano che leggiamo i bilanci, non nascondiamo la preoccupazione”. I punti deboli sono: le velocità di sviluppo differenti; i ritardi che si accentuano; la forbice che si allarga tra chi ha più mezzi e competenze per crescere e chi ne scarseggia, tra grandi e piccole imprese, tra chi esporta e chi è chiuso nel mercato domestico, tra le aree forti e quelle deboli, non solo meridionali.
Mitra si è soffermato anche sul ruolo del governo in questo momento di crisi. “Una classe dirigente – ha detto – davvero interessata alla crescita, dovrebbe scommettere spontaneamente sulle cooperative”.
Il primo fronte, ha sottolineato, “è di prevenire, o di correggere, discriminazioni a danno delle cooperative. Per esempio se la riforma degli incentivi si dovesse farla avendo davanti agli occhi solo il paradigma delle società lucrative, ci sarebbero opportunità inaccessibili, o accessibili con handicap per le imprese cooperative”.
Nei supporti all’internazionalizzazione, per Mitra, “occorre la partecipazione piena delle cooperative. Altrimenti si aprirebbe uno scenario di discriminazione per forma giuridica e di misure anticoncorrenziali. Persino al Fondo centrale di garanzia le cooperative accedono con maggiore difficoltà”.
Secondo il vicepresidente vicario nei pochi mesi di questo Governo non sono mancate alcune omissioni.
“Sentiamo – ha aggiunto – ma speriamo di essere smentiti, che qualcuno vorrebbe smontare la c.d. legge Marcora, misura collaudata, di cui la crisi ha rilanciato l’attualità, e alla quale altri Paesi europei si ispirano”.
“In realtà – ha proseguito – non solo le imprese cooperative dovrebbero avere le stesse opportunità di tutte le altre, ma la previsione costituzionale della promozione dovrebbe avere un riscontro effettivo”.
Luca Fortis