A Milano, Palazzo Reale è in mostra, dal 17 luglio al 22 settembre, una rassegna antologica di Valerio Adami. Lo hanno definito il pittore di idee, anche per la capacità di interlocuzione con i grandi pensatori contemporanei. I suoi quadri, quasi tutti di grande formato e molto colorati, possono far pensare al genere pop e a Roy Lichtenstein. “Tuttavia – spiega uno dei curatori- dietro un’immediata leggibilità è sottintesa una narrazione più profonda. Le immagini di Adami si popolano di metafore visive sofisticate e racchiudono concetti filosofici, letterari e mitologici, rappresentando nella sua opera l’evoluzione del pensiero europeo e occidentale”.
Tra i suoi riferimenti amicali spiccava, prima che un cancro al pancreas lo portasse via, nel 2004, Jacques Derrida. E al filosofo francese, già malato, dedicò un enigmatico ritratto. Lo descrive, con appassionata e coinvolgente profondità, Michel Onfray. In primo piano, alla destra del soggetto, seduto ad un tavolo, penna in mano e pipa in bocca, spunta un gatto “che guarda verso chi sta guardando la tela”. Che poi è una gatta, Lucrezia.
“Derrida- ci informa Onfray- ha infarcito la propria opera di tutto un giardino di animali filosofici, come la formica, il riccio e il baco da seta; il ragno, l’ape e il serpente nella Scrittura e la differenza e nei Margini della filosofia; il lupo nel Verbario dell’uomo dei lupi; il cavallo di Nietzsche in Sproni e quello di Kant nella Verità in pittura, il cavalli iberico in Glas, assieme al bue, al maiale e all’asino; gli animali compagni di Zarathustra, l’aquila e il serpente, in Otobiographies; la talpa negli Spettri di Marx; la lepre di Florian e il cigno nero di Kant nelle Politiche dell’amicizia; gli uccelli nella Circonfessione; la rondine, il gamberetto e l’ostrica, ma soprattutto la spugna di Francis Ponge in Firmatoponge”.
Appare quindi logico che l’ultimo libro scritto dal teorico della decostruzione e della grammatologia sia intitolato “L’animale che dunque sono”. E qui la protagonista, anche se non viene mai chiamata per nome, è lei, Lucrezia, la micia del quadro. Il filosofo vorrebbe capire che succede nella testa del piccolo felino, e nella propria, quando si guardano. La gatta lo segue in bagno e lo osserva nudo. Lui prova vergogna, ma si vergogna di questa vergogna. E la pelosetta, che non ha bisogno di vestiti, va via, forse comprendendo l’imbarazzo dell’uomo. “La riflessione verte sostanzialmente sulla possibilità o meno di una linea di demarcazione tra la bestia e l’Homo sapiens sapiens”, chiosa ancora Onfray, che sarà pure un intellettuale controverso ma la cui cultura non può certo essere messa in discussione.
Questa linea di demarcazione, in realtà, non esiste. C’è differenza, la stessa che intercorre tra gli esseri umani e che investe ogni singolo individuo, in continua evoluzione, ma non c’è separazione, semmai eterna complicità. Lucrezia, con i suoi occhi antichi, insegna a interrogarsi sempre sul punto di vista dell’altro, di tutti gli altri abitanti della terra.
Montaigne, a proposito della propria gattina, si chiedeva se fosse lui a giocare con lei o viceversa. E ironizzava sull’ “impudenza umana rispetto alle bestie” e sulla “presunzione quando pretende di sapere ciò che passa nella testa degli animali”. Commenta Derrida, citando queste riflessioni “Tutta la questione non consisterà tanto nel sapere se l’animale parli, ma se sia possibile sapere cosa significhi rispondere e distinguere una risposta da una reazione”.
Compiti per l’estate: leggere Onfray (Il coccodrillo di Aristotele, Ponte alle Grazie), visitare la mostra di Adami, affrontare (almeno come coraggioso tentativo) il linguaggio del filosofo francese scomparso venti anni fa.
Lo citiamo ancora: “E’ come se il gatto si ricordasse, come se mi ricordasse, senza dire parole, il terribile racconto della genesi. Chi è nato per primo, prima dei nomi? Chi ha visto arrivare l’altro in questi luoghi all’inizio del tempo? Chi è stato il primo occupante e quindi il padrone? Chi è il sottomesso e chi è il despota dall’inizio del tempo?”.
Lucrezia ci guarda.
Marco Cianca