Secondo un’indagine Istat sulla mobilità del mercato del lavoro tra il 2004 e il 2008 l’occupazione in Italia è aumentata di 1,1 milioni di unità per larga parte grazie all’assunzione di lavoratori stranieri, pari al 77% del totale. Un dato che sembrerebbe in qualche modo dar ragione a quelle frange politiche che sosterrebbero che gli stranieri “rubano il lavoro agli italiani”. Secondo l’Isfol il fenomeno si spiegherebbe con il fatto che gli italiani dicono no al lavoro pesante o comunque all’attività “in piedi”, preferendo un lavoro alla scrivania. A questo si aggiunge l’andamento della popolazione in età da lavoro, cresciuta soprattutto grazie alla componente straniera, il 75% del totale. Ne abbiamo parlato con Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil e responsabile delle politiche per l’immigrazione. Loy, da cosa deriva il valore cosi’ elevato di occupazione straniera? Innanzitutto perché il lavoro immigrato rappresenta una manodopera disponibile a nuove esigenze e a nuovi lavori. Poi c’è il fattore stagionalità: gli immigrati sono impiegati soprattutto nei settori agricoltura e turismo. Non è lavoro stabile, ma per il 75% è occupazione flessibile e precaria, che comunque rientra nell’indagine Istat come nuova assunzione. Quindi il dato e’ verosimile? Si, certamente. Ma va letto nel modo giusto. Nel periodo della rilevazione Istat, prima che iniziasse la crisi, la movimentazione del lavoro immigrato era abbastanza corposa. Ogni mese infatti si segnalavano circa un milione di nuove assunzioni, circa 12 milioni l’anno, soprattutto a causa del lavoro a chiamata. Non dimentichiamo i decreti flussi, annuali o stagionali, che hanno regolarizzato tanti lavori prima irregolari. Con la crisi cosa è cambiato? La crisi ha impattato in primo luogo proprio sull’occupazione debole, quindi quella flessibile e precaria, rappresentata soprattutto dagli immigrati. Per questo se si confrontano i dati con il 2009 l’occupazione straniera è diminuita rispetto all’alta percentuale sul totale per il periodo considerato dall’indagine. Poi bisogna dire che nel 2009 non c’è stato il decreto flussi. Cosa risponde a chi sostiene che gli stranieri tolgono lavoro agli italiani? Non ci sono dubbi sul fatto che il lavoro immigrato non toglie occupazione agli italiani. Questo perché non c’è offerta italiana per lavori pesanti, con qualifiche medio basse, come accade per il settore dell’edilizia. Inoltre gli italiani respingono anche lavori qualificati ma disagevoli, come ad esempio molti lavori del settore agricolo che richiedono alta professionalità, ma hanno orari lunghi, impegnano la domenica, anche se poi sono ben retribuiti. Se effettivamente ci fosse stato questo rischio per i lavoratori italiani, il sistema avrebbe reagito con una repulsione, ma non c’è stato conflitto. La crisi metterà in discussione questo equilibrio? Non so. La crisi potrebbe mettere in competizione il lavoro immigrato con il lavoro italiano. C’è poi la situazione relativa alla specializzazione di molti immigrati che, pur accettando oggi lavori poco qualificati, domani, attraverso il processo d’integrazione, potrebbero ambire a lavori più qualificati. Questa situazione potrebbe mettere in discussione l’equilibrio attuale. Francesca Romana Nesci |