Nella quadriglia del gruppo dirigente di Forza Italia si è arrivati al momento in cui si cambiano le coppie e se ne costituiscono di nuove. Un nuovo editto del Signore di Arcore ha esautorato, all’improvviso, la cordata di Licia Ronzulli senza fornire spiegazioni se non quelle immortalate da Alberto Sordi nel “Marchese del Grillo”: “io sono io… ” e quel che segue. La persona che ha pagato il prezzo più alto in conseguenza del golpe domestico del Cav è stato Alessandro Cattaneo che è stato spostato dal ruolo di presidente del gruppo alla Camera a quello di vice coordinatore di un partito che non esiste e che, nei brevi tratti di vita che ancora esprime, è pur sempre un banale esecutore – sempre che sia in grado di interpretarli – degli ordini provenienti da Arcore, attraverso la figura femminile che in quel momento è la M.me Pompadour in carica.
Cattaneo è un giovane brillante e preparato. Raccontano che, quando è venuto a conoscenza del “rescritto” che lo rimuoveva da un importante ruolo istituzionale per mandarlo a fare la guardia al bidone, Cattaneo sia rimasto stupito e amareggiato a chiedersi quali fossero stati gli errori che gli avevano procurato tale capitis deminutio, senza riuscire a farsene un ragione. Eppure non ci sarebbe voluto molto a capire: quando per fare carriera ci si mette in cordata con una donna perché vicina al sole del potere, quando essa si brucia le ali trascina con sé anche tutti gli altri a cominciare da quello che le è più vicino. E’ bene allora che Cattaneo impari la lezione e metta a frutto le sue capacità per agire in proprio, senza porsi il problema di trovare posto in uno dei gruppi di cortigiani che sembra godere delle benemerenze di un sovrano capriccioso).
Certo che per Silvio Berlusconi il rapporto con le donne è essenziale. Sono state la sua croce e la sua delizia per tutta la vita; un’ossessione che si è ingigantita col trascorrere degli anni. Bisogna essere vicini all’età di Berlusconi per capire l’effetto che produce la vicinanza di una donna giovane e bella. Il Cav è consapevole del perché le donne gli stanno attorno e non lo nasconde. È il primo a pensare che le adulazioni che riceve non siano vere, a rendersi conto che l’opinione pubblica lo deride quando si presenta, mano nella mano, con una signora che potrebbe essere sua nipote; quando organizza delle finte nozze, perché la famiglia non gli ha consentito di aggiungere un’ulteriore erede nella spartizione della “roba”, se mai anche per Berlusconi – che ha studiato dai preti – verrà il momento di dire: “Nunc dimittis servum tuum, Domine!”.
Per il Cav avere a fianco una bella donna è come sottoporsi a dialisi. Ma prima ancora della rigenerazione fisica, è lo spirito a ricevere un beneficio, perché il contornarsi di signore giovani e graziose (magari un pochino anoressiche) è per il Cav un segno di potere. Il suo “Super Io” si surriscalda e immagina di essere, a volte, Enrico VIII che si libera di ben otto mogli, magari ornandone quella testa – che il sovrano inglese faceva mozzare – di un prezioso diadema di “ben servito”. Altre volte si immagina di dare disposizioni alla servitù per dove collocare le lanterne rosse allo scopo di preavvertire la “moglie” con cui intende trascorrere la notte. Gli è capitato anche di sentirsi un sultano che ha disposizione un harem nel condominio dell’Olgettina. In verità, più passa il tempo, più Silvio Berlusconi somiglia ad un anziano signore, reduce da mille battaglie, ora tenuto, però, sotto osservazione da parte dei famigliari, preoccupati che si lasci irretire dall’ultima badante, a tempo pieno, a cui è stato affidato.
Giuliano Cazzola