Federmeccanica ha presentato oggi l’indagine trimestrale congiunturale sulla situazione dell’industria metalmeccanica, confermando l’andamento, per il secondo trimestre dell’anno, di un periodo di stagnazione dell’attività produttiva nella quale versa il settore da circa 18 mesi.
In particolare, al secondo trimestre dell’anno in corso i volumi di produzione sono diminuiti dell’1,6% rispetto al primo trimestre e dell’1,9% rispetto all’anno precedente, confermandosi sugli stessi livelli di inizio 2013.
Confrontato con gli altri Paesi dell’area Ue, l’Italia non è l’unica in sofferenza: rispetto al primo trimestre la produzione è diminuita infatti, dello 0,9% in Germania, dell’1,6% in Francia mentre è rimasta stabile in Spagna.
Per l’associazione, a pesare maggiormente sull’evoluzione congiunturale dell’industria metalmeccanica è la sostanziale stagnazione della domanda interna per beni di consumo e la costante contrazione di quella per beni d’investimento. Nel secondo trimestre di quest’anno infatti, secondo l’Istat, il tasso di variazione percentuale della produzione di beni d’investimento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente si attesta a -3,4. Una nota positiva proviene dalla produzione di mezzi aereonautici e di trasporto militare, con un tasso che si attesta a +5,6.
Per quanto riguarda la domanda estera rivolta alle imprese metalmeccaniche, benché positiva, stenta ad assumere maggior consistenza anche a causa, secondo il vice presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz “degli sconvolgimenti in atto nel vicino Medio Oriente e delle tensioni in corso tra Unione Europea e Russia”. Infatti, nonostante nei primi cinque mesi dell’anno le esportazioni metalmeccaniche siano cresciute mediamente dell’1,7%, sono state registrate contrazioni con l’India (-17,0%) e la Russia (-7,8%) mentre è proseguita la forte espansione verso il mercato statunitense (+9,5%).
Un quadro non roseo quindi, ma che lascia intravedere una via di ripresa. A patto che, secondo il direttore generale di Federmeccanica Stefano Franchi, vengano a formarsi “meccanismi di formazione tecnica e programmi in grado di agganciare la scuola al mondo delle imprese”.
Una svolta potrebbe avvenire se si seguisse l’esempio di Obama sull’insourcing delle imprese manifatturiere, che secondo Federmeccanica è stato uno dei pilastri fondamentali dell’amministrazione Usa, avvenuto grazie alla collaborazione dei sindacati. Uno slancio che farebbe ripartire non solo il settore, ma tutto il Paese, considerato che solo il settore metalmeccanico assorbe il 50% delle esportazioni nazionali e porta a casa un totale di circa 30 miliardi di euro l’anno.
Quindi perchè solo negli Usa? È qui che Federmeccanica rivendica “l’orgoglio metalmeccanico”: riportare le industrie manifatturiere a casa, perché in Italia “abbiamo delle eccellenze” e perchè “vogliamo tornare ad essere attraenti non solo ai grandi capitali finanziari ma anche ai grandi soggetti indutriali”. Ma se mancherà una stretta collaborazione tra metalmeccanici, governo e sindacati, se mancherà un autentico sostegno al credito e uno sblocco di liquidità per gli investimenti anche nelle piccole attività, per Federmeccanica “non potremmo agganciare nessun tipo di ripresa”.
Emanuele Ghiani