C’è voglia di ripresa nel nostro paese. E’ della settimana scorsa il congresso della Uil che dichiarava nello slogan di apertura una “Voglia di riscatto”. Oggi sono usciti allo scoperto gli industriali metalmeccanici. Che hanno rivendicato con orgoglio la loro centralità, la loro forza, la loro indispensabilità. Fabio Storchi, il loro presidente, non si è limitato a chiedere aiuto al governo, una politica che vada incontro alle esigenze delle imprese, come hanno fatto sempre i presidenti di Federmeccanica. E’ andato al di là. Ha indicato le azioni che tutti i protagonisti, senza nessuna eccezione, devono mettere in campo per riportare il paese sulla via della ripresa. Insistendo sulla necessità di farlo tutti assieme. Mentre tutti in politica cercano di dividere, di distinguersi, gli industriali metalmeccanici hanno intrapreso una via contraria, cercando di mettere assieme, di unire per cogliere dei risultati.
Lo hanno fatto con un’iniziativa di grande spessore mediatico. Contemporaneamente in 60 città d’Italia le Federmeccanica locali hanno tenuto altrettante conferenze stampa per illustrare le loro richieste, le loro proposte. Un modo plateale per mettere il paese di fronte alla realtà, perché si possa decidere di conseguenza nel migliore dei modi. Partendo dalla realtà, dal fatto che senza industria e senza industria metalmeccanica non c’è ripresa, non c’è sviluppo. Sono i numeri a dirlo. La produzione delle imprese metalmeccaniche ammonta a 400 miliardi di euro, quasi la metà parte per l’estero, con un attivo di 65 miliardi di euro che servono a pagare la bolletta energetica e mantenere il livello di vita cui siamo abituati. Questa industria contribuisce per l’8% alla formazione del Pil. E’, lo ha detto Srorchi, il cuore pulsante dell’industria.
Ma è anche un’industria ferita nel profondo. In questa terribile lunga crisi ha perso un terzo della sua capacità produttiva, ha perso produttività e quindi competitività, adesso comincia anche ad avere problemi a esportare. Perché vive in un contesto difficile, che non aiuta. E’ un discorso vecchio, quello dello Stato che non fa politica industriale, non orienta la politica economica ad aiutare lo sviluppo, non fa le riforme che servono. Ma vale la pena rifarlo ogni volta, perché sia chiaro cosa occorre al paese e perché la politica sia costretta a prendersi le proprie responsabilità. La Federmeccanica ha approvato le azioni intraprese dal governo di Matteo Renzi, ma ha chiesto di andare avanti nelle strade intraprese, perché così si esca dalla palude e si torni a crescere.
Per l’industria metalmeccanica Storchi non ha chiesto nulla più di quanto non si sappia già, una vera politica industriale, un calo del costo del lavoro, un mercato del lavoro efficiente, un flusso di investimenti pubblici che siano volano di altrettanti investimenti privati. Ma ha sottolineato che adesso queste riforme sono ineludibili, perché l’alternativa è rappresentata dal declino strutturale e dall’emarginazione. E gli industriali metalmeccanici, gli stessi che si battono sui mercati internazionali tutti i giorni, non vogliono restare a guardare il paese e loro imprese che vanno alla deriva. Vogliono lottare. Forti del loro orgoglio.
Massimo Mascini