Nella affannosa (e fin qui vana) ricerca di tracce di concreta opposizione nei confronti del governo Lega-Stelle, un segno di vita arriva non da Roma, cioè dalla politica, ma da Milano, dal mondo dell’impresa. In particolare, dalla relazione tenuta giovedì 18 ottobre dal presidente Carlo Bonomi all’Assemblea annuale di Assolombarda: 27 pagine che non solo smontano, pezzo per pezzo e con estrema durezza, la politica economica giallo verde, ma chiamano ‘’tutte le forze protagoniste della vita pubblica italiana’’ a una assunzione di responsabilità per il bene del paese”. Perché l’Italia, spiega Bonomi, è oggi messa a rischio da molti fattori, interni ed esterni, ma soprattutto è afflitta da una ‘’generale mancanza di responsabilità” che rischia di “travolgere la fiducia verso le istituzioni”, da “sacche di inciviltà che finiscono per espandersi come un cancro che sfibra la coesione’’.
Bonomi lancia l’allarme su una sorta di mutazione genetica che sembra aver colpito il popolo italiano, e che causa fenomeni perniciosi: prendono piede “la sfiducia verso la scienza”, con le assurde campagne no-vax, e verso la tecnologia; sale la ‘’ripulsa verso la stessa idea di democrazia rappresentativa’’, e nei confronti dei ‘’ fondamenti garantisti della giustizia’’. Una mutazione che passa anche per il ‘’linguaggio’’, con gli attacchi sempre più sguaiati alle istituzioni, alle autorità indipendenti, alla magistratura: ‘’se si attaccano i magistrati perché non eletti –scandisce il presidente degli industriali milanesi- si abbatte la fiducia nell’uguaglianza di fronte alla legge e la si sostituisce con la giustizia dei partiti’’. Una mutazione che sta creando un clima di odio crescente come nemmeno nel pur durissimo dopoguerra, quando l’Italia era divisa, disperata e in ginocchio; eppure, ricorda Bonomi, ‘’a De Gasperi non passò mai per la testa di alimentare nuovi rancori e paure’’, ma anzi evitò di ripercorrere ‘’la via dell’odio’’ anche in un momento di fortissimo scontro politico come nel ’48.
In sostanza, afferma il presidente di Assolombarda, oggi occorre contrastare quelle forze che ‘’auspicano il ritorno a sovranità nazionali contrapposte”, che hanno una idea di Stato ‘’dispensatore di sussidi’’, di una comunità nazionale ‘’chiusa nelle proprie frontiere” e ‘’avversa a ogni idea di gestione e integrazione dei flussi migratori’’. Si tratta, spiega, di fenomeni “di tale impatto che come imprese non possiamo e non dobbiamo ignorare. Come ceto dirigente del paese, non possiamo e non dobbiamo volgerci dall’altra parte, né discutere solo delle nostre esigenze e attese in vista della prossima legge di Bilancio’’. Bacchettata, questa, anche all’indirizzo della casa madre Confindustria, piuttosto soft nei confronti dell’esecutivo, anche se Bonomi rivendica con orgoglio l’appartenenza all’associazione. Il punto è, sottolinea il leader di Assolombarda, che “noi non possiamo tirarci indietro’’, ‘’dobbiamo tutti contribuire a una nuova strategia di responsabilità nazionale, con gli occhi rivolti all’Europa: non è il momento di abbandonare processi potenzialmente disgregativi così profondi nelle mani di qualcuno che non pensa all’interesse di tutta la comunità’.
Quasi a mettere le mani avanti da un’ipotetica ‘’discesa” in campo politico, Bonomi precisa però che tutto questo ‘’non chiede alle imprese di mettere in campo forme di opposizione ai partiti e al governò’, o di tifare ‘’per questo o per quello’’: alle imprese interessa solo il bene comune del paese, e per questo ‘’dobbiamo dare, tutti insieme, una risposta nuova alla crisi di fiducia complessiva che attanaglia gli italiani’’.
Di qui, una sorta di piattaforma che Assolombarda propone al dibattito pubblico nazionale, i contenuti di una ‘’missione civile’’ ad ampio raggio, che passa anche per il rapporto con i sindacati e la contrattazione, ma che intanto contempla soprattutto una lunga serie di ‘’no’’ a praticamente tutte le iniziative del governo Lega-Stella: no alle domeniche con i negozi chiusi, no al blocco delle opere infrastrutturali, no alla ‘’pubblicizzazione’’ di Alitalia: ‘’se giustamente non potevamo permetterci l’Air Force di Renzi, tanto meno oggi possiamo permetterci una intera flotta”, ironizza Bonomi, proponendo un referendum tra i cittadini sul destino della compagnia di bandiera.
E ancora, no allo Stato che straccia 35 mila concessioni, no allo stato che insulta gli imprenditori verso i quali è debitore per 40 miliardi, no allo Stato che convoca le imprese pubbliche per ordinare loro di risolvere i problemi di una manovra che egli stesso non sa risolvere, no allo Stato che sforna decreti sul lavoro che finiscono per ottenere l’effetto opposto, no a uno Stato che torna a fare i prepensionamenti, scaricando debito sulle nuove generazioni, no a uno Stato “maxi fabbrica di persone subalterne ai suoi trasferimenti’’, riferito al reddito di cittadinanza. No, soprattutto, a uno Stato che vuol tornare ad essere ‘’padre e madre’’, al ritorno di uno ‘’stato paternalista’’ che ha già prodotto guai immensi: “l’etica pubblica non è l’etica di uno stato che impone ai cittadini la sua visione di cosa sia morale e cosa no’’.
No, infine, alle promesse elettorali ‘scassa bilancio’’, e a una manovra che per Assolombarda è sbagliata da tutti i punti di vista, a partire da quello fiscale. Per questo insieme di cose, conclude Bonomi, ‘’penso che non possiamo tirarci indietro’’, ma dobbiamo ‘’dare una scossa all’intera società, costruire dal basso una nuova fiducia’’: “l’era dei rinvii, degli espedienti, dei ritardi, è definitivamente chiusa. Ora inizia il periodo delle azioni che producono conseguenze’’. Come e quando si concretizzeranno queste sfide, lanciate dal palco del Teatro alla Scala, davanti a una platea importante e partecipe, lo si vedrà. Per ora, va registrato che una relazione simile, in bocca a un leader politico dell’opposizione, avrebbe senza dubbio ottenuto un notevole successo. Una scossa, insomma, l’avrebbe data.
Nunzia Penelope