Vent’anni di guerra per che cosa? Era il 9 agosto quando l’Osservatore Romano poneva con angoscia questa domanda. Kunduz era appena caduta e i talebani avanzavano vittoriosi. Una tragedia annunciata. Eppure, gli altri giornali dedicavano le prime pagine alle polemiche sul green pass e alle tensioni nel governo. Nessun risalto per le drammatiche notizie che giungevano dall’Afghanistan. Ma nel giro di qualche giorno le spaventose immagini di Kabul hanno scacciato le baruffe chiozzotte dal cortile di casa nostra. Anche se solo per poco.
E allora giù con i commenti, le analisi, le previsioni, gli anatemi. Gli errori degli Stati Uniti, la debolezza dell’Occidente, l’impotenza dell’Europa, le mire della Russia, l’ambizione della Turchia, la furbizia della Cina, il nuovo scontro di civiltà. E le domande sul che fare, subito appesantite dalla misera propaganda politica alla perenne ricerca di potenziali consensi elettorali, si tratti di pandemia o di eventi bellici. Tutto fa brodo. Di nuovo la questione immigrati viene agitata in modo da offuscare e offendere l’emergenza umanitaria.
Parlare con i talebani? Sì, no, forse. Fare un’altra guerra? Chi, come, con che forze? Appoggiare la resistenza guidata nel Panshir da Ahmad Massud? Velleitario, considerata l’esiguità dei ribelli. Che seguito hanno in tutto il Paese? E perché l’esercito regolare, addestrato e armato dagli americani e dai loro alleati, italiani compresi, si è sciolto come neve al sole? Imporre sanzioni per ottenere diritti? Finora non ha mai funzionato. Non ci riusciamo con l’Ungheria, figuriamoci con i mullah!
E allora? Qual è il salvabile che può essere davvero salvato? Si possono ancora correggere gli errori di un’invasione e di un’occupazione che si illudevano di coltivare democrazia e invece irroravano odio? Il governo crollato nello spazio di un mattino aveva piedi di argilla. Tipo quei regimi neocoloniali che scompaiono quando vanno via i cannoni stranieri che li sostengono. Un fallimento totale. La guerra genera sempre guerra. E non ci sono guerre sante, checché ne pensi chi invoca nuove crociate.
La precondizione di ogni iniziativa è chiaramente un’Europa davvero coesa e determinata. Capace di condizionare Joe Biden e di dialogare, o di mostrare il volto duro, con tutti i potenti del mondo. Qui, nel vecchio continente, stanno i valori capaci di far rifiorire l’albero del futuro. E poi, per sconfiggere davvero il fondamentalismo islamico, dobbiamo guardare dentro noi stessi. Gli estremisti del Corano non sono alieni arrivati con un disco volante ma rappresentano lo specchio di tutte le nostre contraddizioni e falsità.
Per capirlo, più che agli esperti di strategia o di politica internazionale, bisognerebbe affidarsi a poeti e scrittori. Alberto Masala già nel 2001 dedicò un libro alla tragedia afghana. E ora ha deciso di riproporlo per aiutare la vittima principale di questa follia. L’altra metà del cielo.
“È riapparso il terrore – spiega – Si torna indietro. Una volta aboliti i modesti progressi compiuti negli ultimi vent’anni, ancora una volta le donne vivranno nella paura, recluse, prede di stupri, lapidate, uccise. I talebani hanno già le liste di quelle da eliminare o vendere come schiave del sesso. Le bambine non torneranno più a scuola per paura di essere intimorite o perfino uccise, e quelle che cresceranno lo faranno senza libri, cinema, televisione, musica, destinate ad essere rinchiuse dentro il buio di un burqa, la loro definitiva tomba dove si potrà solo immaginarle vive. Brutalmente sottomesse al mehran (padre, fratello, marito) che scandirà il passo di tutta la loro esistenza”.
“Quel dominio maschile sarà totalitario. Avrà una marca omosessuale. E non me ne vogliano i miei cari amici gay, simpatici, intelligenti e politicamente attivi. Sto parlando dell’atroce deformazione patriarcale di un’omosessualità assolutista, propria dei sistemi politico-religiosi che anche in Islam ha comunque tratto radici dalla nostra cultura giudaico cristiana: feroce, maniacale, furiosamente oppressiva e violentemente escludente per le donne. La stessa delirante patologia che origina i femminicidi in occidente. Talmente dolorosa per l’umanità da non meritare spazio per la comprensione né per alcuna giustificazione, e che si situa nello stesso orribile luogo del genocidio. Non ha un centro la tenebra: difficile trovare parole capaci di raccontarla”.
L’omosessualità intesa come dominio priapico di un solo sesso. Il male del mondo. Frutto bacato delle tre grandi religioni monoteiste. Gli omosessuali, quelli veri, sono emarginati, perseguitati, ammazzati.
Marco Cianca