Non si allenta la morsa della congiuntura negativa sul settore della moda in Lombardia. Sono 564 le aziende in crisi, 22.029 i lavoratori coinvolti (erano 19.250 a inizio 2011). Ad eccezione della cassa integrazione straordinaria, tutti gli ammortizzatori sociali sono in forte aumento: più del doppio i lavoratori in mobilità (+111%), più del 90% quelli interessati da chiusure aziendali. E’ la fotografia del settore tessile e abbigliamento a fine 2011, scattata dall’Osservatorio congiunturale della Femca Cisl Lombarda, il sindacato dei lavoratori tessili, chimici e dell’energia. I territori particolarmente colpiti in questa fase sono quelli con una storica presenza del settore, Bergamo e Varese (distretti del tessile e abbigliamento), Brescia (abbigliamento e calzature), Mantova (calzetteria), Legnano Magenta (con la zona di Parabiago distretto delle calzature) e in misura minore rispetto al passato, Como (distretto della seta). Complessivamente, inoltre, negli ultimi quattro mesi del 2011 in Lombardia 52 aziende hanno collocato in mobilità 1.823 addetti e hanno cessato l’attività 51 aziende con circa 2.000 lavoratori. Preoccupano infine, i primi segnali del 2012 con ulteriori e numerose perdite occupazionali. “In Lombardia ci sono una miriade di piccole e medie imprese che, lavorando prevalentemente conto terzi per i grandi marchi del Made in Italy e per i gruppi industriali del settore, soffrono la crisi in misura maggiore e spesso sfuggono alle rilevazioni ufficiali – sottolinea Aldo Isella, segretario generale Femca Cisl Lombardia -. Purtroppo le micro-dimensioni aziendali sono un’ulteriore difficoltà da superare, per salvare l’eccellenza italiana e lombarda della moda”.
Le difficoltà più marcate permangono nell’area del manifatturiero tessile, abbigliamento, con un accentuato aumento sul costo delle materie prime, su tutte lana e cotone, con le relative difficoltà di approvvigionamento, ma si evidenziano pesanti segnali di crisi anche nel comparto calzature e pelletterie. “Bisogna avviare al più presto tutti gli interventi previsti dalle politiche attive per il lavoro – aggiunge Isella -. E’ indispensabile, in questo senso, un supporto specifico alla contrattazione aziendale o territoriale per il raggiungimento di più elevati livelli di competitività delle aziende, la formazione, la riqualificazione e la ricollocazione dei lavoratori licenziati dalle imprese in crisi”.
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