di Dario Laruffa
Tutti sanno che siamo un popolo di santi, poeti, navigatori. Nessuno ricorda che siamo anche un popolo di navigatori spaziali.
Quarant’anni dopo si ignora che il pollice che spedì l’uomo sulla Luna fu un pollice tricolore. Che, insomma, fu un italiano a pronunciare il fatidico «go» per l’Apollo 11 dalla sala comando di Cape Kennedy, quel 16 luglio del 1969.
E quasi nessuno sa che siamo stati noi il terzo Paese al mondo a lanciare un satellite in orbita: il San Marco nel 1964. Ci avevano preceduto solo l’Unione delle Repubbliche sovietiche e gli Stati uniti d’America.
E che è stata l’Italia ad attrezzare una piattaforma vicino a Malindi in Kenia, come base di lancio a disposizione della comunità internazionale, dalla quale fu lanciato il primo satellite scientifico per lo studio delle sorgenti celesti di raggi X, l’Uhuru, parola che in swahili significa libertà.
“Lo Spazio tricolore. Storie di uomini che hanno visto le stelle”, di Dario Laruffa, racconta quel che l’Italia ha fatto per lo studio e la conquista dello Spazio. Che non è stato poco.
I cinque astronauti italiani svelano nuovi particolari sulle loro missioni e su come “il mondo dello Spazio” consideri “l’Italia dello Spazio”.
Gli uomini dell’industria raccontano che una competizione feroce si vince con l’ingegno, ma anche con l’azzardo, e con qualche fortunato “espediente”.
La specificità italiana è raccontata – e non potrebbe essere diversamente – in stretta relazione con “il resto del mondo”. È un povero Paese quello che si chiude – se mai fosse possibile – nell’autocelebrazione e in una sorta di splendido isolamento, ma è altrettanto Povero un Paese che non ha la più pallida idea di quel che ha saputo fare.