L’Italia risale di un gradino nella graduatoria annuale sulla competitività stilata dal World Economic Forum, organizzazione tra imprenditori e industriali di tutto il mondo, ma al 42esimo posto resta ben lontana dai suoi maggiori partner europei e dalle economie più avanzate, ritrovandosi al di sotto di Polonia, Panama e Repubblica Ceca. Si piazza appena sopra paesi come la Turchia e le isole Barbados, queste ultime calate al 44esimo posto e che invece lo scorso anno occupavano l’attuale posizione della penisola (superandola). Tra i parametri in base ai quali viene elaborata questa classifica, se l’Italia può contare su piazzamenti dignitosi in alcuni segmenti tecnologicamente complessi, e sulla mole del suo mercato, resta però pesantamente penalizzata dalle debolezze strutturali che si trascina da anni.
A zavorrare la penisola sono in particolare la rigidità del mercato del lavoro, voce sulla quale si piazza solo 127esima su 144 Stati, recita il rapporto annuale del Wef. Un posizionamento molto basso nonostante la riforma appena varata. Ma pesa anche il sottosviluppo del mercato finanziario (111esimo posto), e varie debolezze di natura sistemica tra cui la diffusa corruzione e “la percepita non indipendenza della magistratura – afferma il Wef – che aumentano i costi a carico delle imprese e minano la fiducia”.
“Sulla voce che riguarda il contesto istituzionale – dice ancora il Wef in un paragrafo del rapporto dedicato alla penisola – l’Italia si piazza al 97esimo posto”. Un piazzamento non esaltante di questo aggregato di voci anche se l’organizzazione, che tiene il suo noto raduno annuale a Davos, in Svizzera, afferma come “gli sforzi avviati dall’attuale governo, se coronati dal successo daranno una forte spinta alla competitività”.
Guardando al quadro generale della graduatoria, in cima si conferma la Svizzera, dove ha sede lo stesso Wef e che secondo l’organizzazione è il paese più competitivo al mondo. Seguono Singapore e la Finlandia, salita al terzo dal quarto posto.
Quarta è la Svezia, e poi Olanda e Germania, che mantiene la sesta posizione. Gli Usa invece calano dal quinto al settimo posto. La Gran Bretagna è ottava, poi Hong Kong e il Giappone chiude la Top10. La Francia si piazza al 21esimo postio mentre la Spagna al 36esimo.
Il Wef rileva che “il divario di competitività si sta allargando tra i paesi europei”, mentre a dispetto delle posizioni perse nella graduatoria generale “gli Usa restano il polo globale dell’innovazione”. La Cina, che cala dal 26esimo al 29esimo posto è comunque la più competitiva tra le nuove grandi economie globali (emergenti). L’India ha preso tre gradini al 59esimo, la Russia un gradino 67esima mentre il Brasile ha guadagnato 5 posti alla 48esima piazza. (LF)