L’inquietudine dell’uomo mite fa sempre più rumore. Soprattutto se questo uomo si chiama Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato sta indefessamente tenendo dritta la barra del timone da quando è scoppiata la pandemia. Ma oltre a dover governare una nave in un mare in tempesta, evitando che i marosi la facciano schiantare contro gli scogli, si trova a gestire una ciurma sempre più indisciplinata. Il Presidente della Repubblica sa che, rispetto alla primavera scorsa, il vento è cambiato. Nel corso dell’assemblea dell’Anci, Mattarella ha espresso tutto il suo timore per lo sfibramento delle istituzioni davanti a una pandemia sempre più dura, che rischia di travolgerci.
Già Erodoto aveva individuato nell’anarchia la degenerazione della democrazia, e la disarticolazione del pluralismo democratico potrebbe essere foriera di esiti altrettanto nefasti. L’autunno ci ha colto colpevolmente impreparati. Scuola, trasporti, sanità, tracciamento niente sembra stia funzionando come avrebbe dovuto. A questo fa carico il basso lignaggio della nostra classe politica. Il caos della sanità calabrese è solo l’ultimo, in ordine di tempo, dei pasticci del governo, che ha saputo, purtroppo, dilapidare tutto il vantaggio accumulato durante l’estate. Scorrono veleni all’interno di una maggioranza ancora senza identità e un progetto politico solido e lungo. I Cinque Stelle, aggregatori di anti europeisti, complottisti e no vax, si sono alimentati del pane dell’antipolitica, minando costantemente la credibilità delle istituzioni democratiche. Ora si sono messi il vestito buono della domenica, sostenendo Macron e non i gilet gialli, ma, a differenza di come si dice, non sempre l’abito fa il monaco. L’aspirazione a grande forza riformista del Pd è completamente decaduta nel momento in cui ha dato vita al Conte 2.
L’opposizione rimprovera al governo un dirigismo eccessivo. Salvini e la Meloni chiedono maggior coinvolgimento. Ma questi epigoni, o cheerleader, dei vari Trump, Bolsonaro e Orban, strizzano l’occhio ai negazionisti e ai no mask. Cavalcano qualsiasi moto di protesta, di ogni classe sociale o categoria produttiva. Un giorno accusano le misure del governo di essere troppo restrittive, un attentato alla libertà personale, il giorno dopo, invece, denunciano l’immobilismo dell’esecutivo, invocando chiusure di massa. Ci sono dunque le premesse per un vero dialogo politico?
Altro nodo è il rapporto con le regioni, che non mancano di fare il buono e il cattivo tempo. La partita si gioca ora tutta sui 21 parametri che determinano il passaggio da un colore all’altro. Troppi, secondo i presidenti delle regioni, che li vorrebbero snellire e semplificare. Lo scontro è sempre più duro, in un duplice rimpallo di responsabilità che non fa che accrescere il disorientamento dei cittadini.
Anche il confronto con le parti sociali si fa sempre più in salita. Il botta e risposta tra il premier Conte e il segretario della Uil Bombardieri è l’ultimo round di un amore mai sbocciato tra i sindacati e il governo. I primi, compresa la Confindustria, chiedono un loro pieno coinvolgimento nella ricostruzione del paese. Certo Cgil, Cisl e Uil hanno ottenuto la proroga del blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori sociali per covid, facendo storcere il naso agli industriali. Ma più che frutto di un vero confronto, questi due punti sembrano essere il risultato imposto dall’emergenza, in attesa di capire quale futuro dare al mondo del lavoro. D’altronde il premier Conte ha chiaramente negato qualsiasi riferimento alla parola concertazione. L’atteggiamento muscolare tra i sindacati e Bonomi, soprattutto sul nodo del rinnovo dei contratti, di certo non aiuta, e gli appelli a un nuovo patto sociale e di sviluppo per l’Italia per ora rischiano di restare nel cassetto.
Nell’Elogio della mitezza il filosofo Norberto Bobbio non descrive questa virtù come arrendevolezza, ma come la risolutezza dei non violenti. Una dote poco rintracciabile nella politica e nei tempi che stiamo vivendo. Per questo a bene aggrapparci a uomini miti ma risoluti come Sergio Mattarella.
Tommaso Nutarelli