Inciucio. Una parola pronunciata con un godimento linguistico che sa di perverso. Una connotazione sadica, un modo per esorcizzare e punire ogni tentativo d’intesa bollandolo come una resa a imbelli e inconfessabili pulsioni di connubio con il contendente politico. Il confronto, il dialogo, la mediazione, il compromesso sviliti e infangati, morbosi cedimenti alle ragioni dell’altro, del diverso.
L’identità inossidabile della propria purezza non può essere contaminata da accordi che, pur se raggiunti alla luce del sole, sono sempre sospettati di essere stati stretti sottobanco, ammantati di oscuri segreti. L’avversario è brutto, sporco, subdolo. Va combattuto strenuamente, persino stringergli la mano potrebbe essere veicolo d’infezione ideologica. Insultarlo, punto e basta. Ha solo spregevoli difetti, vuole e usa il potere unicamente per fini personali, rubando, corrompendo e arricchendosi alle spalle del popolo. E in questo contesto, sempre più ampio, le false notizie, le fake news, diventano credibili. Il fotomontaggio dei dirigenti Pd al presunto funerale di Totò Riina sarebbe sepolto da una risata se il clima di discredito e di devastazione civica e morale non lo rendesse assurdamente accettabile. Ecco, sono proni alla mafia, abbiamo finalmente le prove.
Rispuntano, come ai tempi dei Protocolli dei Saggi di Sion, le più strampalate e perniciose teorie complottiste, dalle banche agli ebrei passando per la massoneria. E’ giusto che si intervenga sui social per rimuovere i falsi, nel caso anche varando un’apposita legge che punisca i colpevoli, ma è come vuotare il mare con un secchiello. Bisogna andare alla fonte della calunnia, bandire l’uso dell’insulto e della contumelia, magari invitando ad allontanarsi dai dibattiti televisivi gli agitati propalatori di marchi d’infamia.
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Matteo Salvini, che con Giorgia Meloni e i grillini, http://elearn.kinohimitsu.com/ si esalta nel gridare all’inciucio, sostiene, a proposito di Biotestamento, che lui preferisce occuparsi di chi campa male prima di chi crepa peggio. Ma negare che la morte faccia parte della vita, e viceversa, è la madre di tutte le bufale.
Marco Cianca