C’era una volta la Sinistra indipendente… Si trattava di un gruppo parlamentare composto da autorevoli personaggi della politica e della cultura che il Partito comunista negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta candidava e faceva eleggere alla Camera o al Senato. Tra loro, vale la pena ricordarne alcuni come Stefano Rodotà. Franco Bassanini, Luigi Pintor, Gino Paoli, Giulio Carlo Argan, Andrea Barbato, Antonio Cederna, Eduardo De Filippo, Elio Giovannini, Natalia Ginzburg, Raniero La Valle, Claudio Napoleoni, Luigi Spaventa, Giorgio Strehler, Vincenzo Visco Vittorio Foa, Antonio Giolitti e molti altri. Come si capisce scorrendo questi nomi, erano tutti di sinistra ma nessuno era organico al Partito, ed erano diversi l’uno dall’altro anche se non poche erano le assonanze tra loro, o come le avrebbe chiamate Goethe le affinità elettive.
Fu un’esperienza molto importante anche e soprattutto perché portò un vento moderno di cambiamento all’interno di un Partito che rischiava di essere un monolite impermeabile al reato della società. D’altra parte c’erano state le lotte studentesche del ‘68, poi quelle operaie del ’69, e dopo le grandi mobilitazioni e le conquiste civili degli anni Settanta, a cominciare dalla legge sul divorzio e dal conseguente referendum in cui furono battute la Democrazia cristiana guidata da Amintore Fanfani e la parte più integralista e conservatrice della Chiesa cattolica.
Nel corso dei decenni la Sinistra indipendente scomparve come gruppo a sé stante, tuttavia molti personaggi estranei alle logiche e alle correnti dei partiti vennero candidati dal Pci, poi dal Pds e dai Ds fino al Partito democratico. Fino ad arrivare ai tempi nostri, cioè a oggi, in cui si discute e si litiga sulle possibili candidature dell’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio e di Ilaria Salis, detenuta in Ungheria da più di un anno perché accusata di aver picchiato un paio di neonazisti. Detenuta in condizioni disumane per molti mesi e portata in udienza con catene ai piedi e ai polsi, e collare come fosse una bestia pericolosa. Ovviamente, i due non sono paragonabili ai “mostri sacri” della Sinistra indipendente, inoltre sono molto diversi tra loro, Tarquinio è un fervente cattolico, quindi è contro l’aborto e le coppie omosessuali ma è fermamente contrario alla guerra e all’invio delle armi in Ucraina. Punto quest’ultimo su cui non converge il Pd però converge Salis, la quale invece la pensa molto diversamente su tutto il resto. Non si può certo definire un’esponente della filosofia della non violenza, se potesse lei qualche bastonata ai nuovi nazisti le avrebbe anche date. Ma non l’ha fatto o almeno non ci sono le prove che l’abbia fatto. Ora, a parte che si potrebbe discutere se sia più grave essere nazisti oppure andare allo scontro fisico con loro, resta che il Partito democratico è stato capace di spaccarsi anche su questi due nomi. In maniera trasversale, i cattolici per Tarquinio e i laici contro, i moderati contro Salis e i più radicali a favore.
Ma il problema non è se e quanto si condividano le idee di questo o di quell’altro, bensì se avrebbe o meno un senso politico e morale candidare e far eleggere questi due esterni al Pd. Lo avrebbe eccome, dimostrerebbe che il Partito democratico non è chiuso in sé stesso in balìa delle correnti interne, che infatti insorgono anche e soprattutto perché vedono il rischio che qualcuno dei loro possa non essere eletto in Europa per far posto ai due nuovi arrivati. Per Tarquinio, il senso sta nella pace a tutti i costi, mentre sul resto delle sue idee da cattolico sui diritti civili si potrà discutere e comunque non si tratta di questioni che metterebbero in discussione la “linea” del Pd.
Per Salis si tratterebbe di segnalare con una certa forza che l’Europa non può tollerare che Paesi dell’alleanza non rispettino i diritti umani. Nella cosiddetta culla della civiltà, come si può permettere che una detenuta venga trattata come lei e che venga rinchiusa in galera in detenzione preventiva per tredici mesi, oltretutto in mancanza di una denuncia di parte visto che il nazista che sarebbe stato picchiato non ha neanche sporto querela?
Peccato che proprio l’altro giorno la segretaria del Pd abbia dichiarato che la candidatura di Salis non è in campo: viene da pensare che, conoscendo la sua storia personale e politica, Elly Schlein sia stata costretta a piegarsi ai diktat interni al partito e ai malumori degli europarlamentari uscenti che vorrebbero essere rientranti. Eppure ci sarebbe ancora tempo per sfidare le correnti che tanto danno hanno fatto e ancora fanno al Pd, e cambiare idea. Come si dice, “solo i cretini non cambiano mai opinione”.
Riccardo Barenghi