E’ stato pubblicato il lavoro della facoltà di giurisprudenza presso l’università di Roma La Sapienza sull’evasione fiscale in Italia (University Press La Sapienza, a cura prof. P.Boria). Le conclusioni riferiscono di una evasione complessiva difficilmente superiore a 15 miliardi di euro l’anno. Un dato ben al di sotto dei 100 miliardi di euro annualmente stimati dall’Agenzia delle entrate.
Come ampiamente indagato nello studio universitario la divergenza è dovuta ai differenti criteri adottati per stimare un risultato presunto: l’Agenzia delle entrate rileva il cosiddetto tax gap nella differenza tra il valore complessivo di quanto dichiarato dai contribuenti e quanto rilevato nella contabilità nazionale relativamente ai consumi correnti annui; lo studio universitario invece indaga per ogni categoria di contribuenti lo scostamento tra quanto effettivamente dichiarato e quanto rilevato in sede di accertamenti e controlli effettuati su quella stessa specifica categoria dalla Guardia di finanza e dall’Agenzia dell’ entrate. Si tratterebbe di un dato anche più realistico rispetto ai risultati annui dell’attività di accertamento che si attestano intorno agli 8 miliardi annui di recupero di evasione. Un risultato troppo distante dai 100 miliardi, ma più verosimile come quota recuperata dell’evasione di 15 miliardi.
In questi termini mi sentirei di considerare più convincente la conclusione dello studio universitario. Ma se così fosse veramente, dovremmo ricrederci su tutto quello che è stato detto e scritto insistentemente sulla grave irresponsabilità di un pezzo di paese, sulla disonestà di intere categorie di contribuenti, sulla mancanza diffusa di senso di comunità, sulla incapacità dell’Amministrazione finanziaria di fare il proprio lavoro e soprattutto non potremmo più coprire gli eccessi di una spesa pubblica con un improbabile recupero dell’evasione o giustificare inefficienze e incapacità della politica con la mancanza di risorse a causa dei soliti parassiti della comunità. Troppo impegnativo, troppo rischioso…meglio ignorare lo studio e lasciare le cose come stanno.
Alessandro Meloncelli
N.d.R. quanto indicato dall’articolo era stato anticipato da un’analisi dello stesso Alessandro Meloncelli contenuta nel Annuario del lavoro del 2022, pubblicazione del nostro giornale in uscita ogni anno nel mese di dicembre. Diamo di seguito il testo pubblicato l’anno passato.