Con l’incontro di lunedì 7 sera tra il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil – Camusso, Bonanni e Angeletti – si è aperta una settimana di confronto fra governo e parti sociali in vista della presentazione alle Camere della legge di stabilità per il 2014.
L’incontro, nonostante sia stato relativamente breve, è finito troppo tardi per trovare largo spazio sui giornali di martedì. Anche se, a dire la verità, la notiziabilità relativamente scarsa dell’appuntamento è dovuta più che altro alla’esiguità dei suoi contenuti. Esiguità di cui i sindacati sono stati i primi a lamentarsi.
Il capo del governo avrebbe infatti espresso l’intenzione di agire per ridurre il cuneo fiscale, producendo effetti concreti e positivi sia per le imprese che per i lavoratori. Tuttavia, “numeri non ne sono stati fatti”, hanno precisato i leader delle tre maggiori confederazioni sindacali all’uscita da palazzo Chigi. Per adesso, insomma, siamo alle buone intenzioni, ma non è ancora dato sapere dove l’esecutivo intenda reperire le risorse necessarie a sostenere il taglio fiscale a vantaggio dei produttori di ricchezza.
I tempi, d’altra parte, sono stretti. Il Governo, infatti, deve presentare il suo progetto di legge di stabilità, quella che una volta si chiamava più comprensibilmente legge finanziaria, entro martedì 15 ottobre. Data da cui ci separa solo una settimana. E’ dunque prevedibile che gli incontri con le parti sociali siano destinati a infittirsi.
Già stasera il presidente di Confindustria, Giorgio Sqinzi, è atteso a Palazzo Chigi. E va detto che, in vista di questo appuntamento, lo stesso Squinzi ha messo le mani avanti. Di fronte a certe voci, circolanti nella giornata di lunedì, secondo cui il taglio fiscale che il Governo si proporrebbe di realizzare dovrebbe attestarsi attorno ai 4-5 miliardi, il leader degli industriali ha replicato che sarebbe meglio se l’obiettivo fosse di 8-10 miliardi.
Per la mattina di giovedì 10 è stato poi messo in calendario l’incontro fra governo e Rete imprese Italia, inizialmente previsto per mercoledì 9. Ma, al di là della difficoltà di far combaciare le agende dei vari interlocutori, in questo rincorrersi di orari e date ripetutamente posticipati si può vedere il manifestarsi di un lavoro frettoloso. La quasi crisi di Governo, evitata con qualche batticuore nei giorni scorsi, fanno osservare da Palazzo Chigi, ha comportato il dispendio di una certa quantità di tempo che è stato sottratto all’elaborazione della legge di stabilità. Adesso, anche per questo, tutto viene fatto un po’ di corsa.
I sindacati, dal canto loro, apprezzano l’atteggiamento dialogante di Letta che appare intenzionato a valorizzare il rapporto con le parti sociali come fatto di per sé importante. Segnando, in ciò, una linea di discontinuità rispetto all’algido governo dei professori e, se vogliamo, ritrovando una certa continuità con una tradizione che affonda le proprie radici nel secondo ventennio della Prima Repubblica.
E tuttavia, il metodo, di per sé, non basta. Dopo l’incontro informale e, per così dire, programmatico di lunedì sera, i sindacati puntano su una seconda convocazione in cui le buone intenzioni espresse da Letta assumano la concretezza di proposte circostanziate. Ma intanto hanno già ventilato la possibilità che, nel caso in cui le loro aspettative non trovassero riscontro nelle decisioni del governo, si possa arrivare a uno sciopero o una manifestazione di protesta.