Il Gruppo di coordinamento sindacale/Parlamento europeo (che si compone di membri della Ces e del Pe) si è riunito il sotto la presidenza di Stephen Hughes. L’ordine del giorno della riunione riguardava essenzialmente l’attuazione dell’Agenda sociale. Secondo Jean Lapeyre, segretario generale aggiunto della Ces, Anne Van Lancker, rapporteur del PE sull’Agenda sociale, ha ragione quando insiste sulla realizzazione di un quaderno di bordo per l’Agenda sociale, “uno strumento politico che permetterebbe di identificare non solo le priorità sociali, ma anche i metodi e gli attori e dunque le responsabilità degli uni e degli altri”.
Nel contesto dell’Agenda sociale, Jean Lapeyre ha lamentato che la Commissione abbia assunto la moderazione come un dogma. “E’ irritante che la direttiva sull’informazione e consultazione non sia stata ancora adottata. Insistiamo perché la revisione della direttiva sui Cae resti nelle mani del legislatore e del Parlamento europeo”, ha detto. Secondo Lapeyre la Commissione dovrebbe anche rendere obbligatoria una informazione annuale per tutte le imprese di più di 500 lavoratori.
Alla Commissione diversi Commissari si occupano della ‘corporate social responsibility’. Si sovrappone un concetto americano sul modello sociale europeo. Questo concetto molto alla moda contribuisce a creare l’illusione che non ci siano più rapporti di forza, che tutti gli attori – lavoratori dipendenti e azionisti – sono uguali e che il metodo volontario è il non plus ultra.
La Ces non ha problemi con questo cosiddetto nuovo concetto ma è del parere che la contrattazione collettiva debba restare l’elemento chiave delle relazioni industriali e professionali. Nella discussione diversi interventi hanno sottolineato che bisogna evitare uno scivolamento generalizzato verso il metodo di coordinamento aperto che tende ad escludere sia il Parlamento europeo che gli attori sociali. Oltre al coordinamento aperto c’è bisogno di una ‘creatività socioeconomica’ in cui tutti gli attori possano giocare il loro ruolo.