La proposta di legge di iniziativa popolare dell’unione sindacale Cisl relativa alla partecipazione agli utili e alla governance delle aziende da parte dei dipendenti ha ottenuto il primo sì alla Camera. Tuttavia, secondo l’avvocato Fabrizio Daverio, Founding Partner dello Studio Legale Daverio & Florio, “I 15 articoli alla base della proposta di legge coerenti con l’art. 46 della Costituzione che riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.” All’atto pratico, prosegue l’Avv. Daverio, “la partecipazione alla gestione può avvenire, almeno inizialmente, con la nomina di uno o più Sindacalisti nei Consigli di amministrazione delle Società, almeno quelle più rilevanti.”
Quali probabilità ci sono che la proposta si concretizzi? “Bisognerà vedere se i consensi politico-sociali porteranno alla legge o daranno luogo all’ennesima insabbiatura perché per oltre settant’anni la norma della Costituzione è rimasta improduttiva di effetti e così inattuata.”
La partecipazione alla governance
Per quanto riguarda il focus sulla partecipazione dei lavoratori alla governance delle aziende, vi sono due ideologie da sempre contrarie. La prima, afferma Daverio, “è costituita da alcune ben precise componenti sindacali che – incredibilmente – hanno sempre acceso un semaforo rosso sulla partecipazione. Alcune Sigle, infatti, sono ancora ferme al dogma della lotta di classe, e sono altresì ferme a ‘col padrone si lotta e non si collabora’. Questa ideologia sindacale di fatto chiude la porta in faccia alla ‘collaborazione’ e perché non si vuole accettare il ‘sistema’. In questa ottica (non ‘costituzionale’ e distorta) la ‘partecipazione’ implica responsabilità che non si vogliono assumere”.
Il secondo ostacolo ideologico, che si annida per lo più presso lo schieramento opposto, è: “se i sindacati entrano nella governance le imprese saranno messe a repentaglio dall’interno”. Non si crede quindi alla professionalità dei membri sindacali e si sospettano interessi distorti.
In realtà, entrambe le ragioni sono sbagliate in quanto i lavoratori guardano ai risultati ed è nel loro interesse che l’azienda vada bene. Ecco quindi che la Costituzione non può essere ancora disattesa e occorre riconoscere che la collaborazione e la partecipazione sono utili e fanno bene a tutti e fanno già parte dell’ordinamento delineato appunto dalla Costituzione. Anzi, possono essere il volano per una marcia in più nello sviluppo, come dimostrato dalla significativa esperienza internazionali e nazionali. Chi lavora in un’Azienda deve essere consapevole che lavora anche per sé, e per il proprio interesse (e non solo per un lontano azionista).
La partecipazione agli utili
Il tema “gemello” di quello della partecipazione dei lavoratori alla governance è la partecipazione dei lavoratori agli utili. Seguendo la Costituzione, la partecipazione agli utili deve essere tangibile e collegata, appunto, agli utili. Una sorta di “dividendo sociale”. Se ci sono utili societari accertati c’è la partecipazione, se non ci sono no. Così ci può essere sostenibilità da una parte e, dall’altra, senso di appartenenza e motivazione a dare di più. Come spesso capita, il problema è culturale. La partecipazione (vera) è una componente della responsabilità sociale che dovrebbe accomunare, a diversi titoli e regole, gli azionisti, la governance e tutti i lavoratori.
A questo punto, evidenzia l’Avvocato, “bisognerà vedere se prevarrà il punto concreto (la partecipazione, e gli utili sociali come riferimento formale e sostanziale per l’on/off della partecipazione, o se tutto finirà in un nulla di fatto, o se – peggio ancora – prevarrà un’inutile ulteriore burocrazia”.