Pierluigi Ledda, segretario nazionale Cisl, come sono le prospettive per la trattativa per il rinnovo del contratto dei bancari?
La situazione è complicata. Pesa la disdetta da parte dell’Abi del fondo esuberi su base volontaria creato con il protocollo del 2001. Tale fondo ha sempre funzionato molto bene e ha permesso molte ristrutturazioni con 35 mila esuberi volontari. È vero che è comunque possibile utilizzare il decreto ministeriale in materia, ma tale decreto è molto più penalizzante per i lavoratori del fondo appena disdetto.
Perché?
Perché il decreto ministeriale dà la possibilità di mandare i lavoratori di aziende in crisi in pensione 60 mesi prima dello scadere dei 35 anni di contributi e di erogargli pensioni come se non vi fossero andati in anticipo. Il problema sta nel fatto che questi lavoratori non andranno più in pensione con il sistema retributivo, ma con uno misto o contributivo. Ma uscendo prima dal mondo del lavoro verseranno meno contributi e quindi avranno pensioni più basse.
Ci sono altri problemi?
Sì, l’Abi ci ha detto senza giri di parole che se volgiamo che venga salvaguardata l’occupazione non si può concedere il recupero dell’inflazione nel rinnovo del contratto. Noi siamo in profondo disaccordo con l’Abi. Il settore bancario in Italia ha sofferto molto meno di altri settori che hanno invece rinnovato i contratti con il recupero dell’inflazione.
Secondo lei perché l’Abi ha una posizione così rigida?
Secondo la mia opinione il problema è la difficoltà delle imprese bancarie a fare ricavi e quindi si tenta la strada più semplice, la riduzione dei costi. Ma così non si va da nessuna parte perché manca la logica dello sviluppo e si pensa solo al ridimensionamento. Al contrario, serve un sistema bancario che pensi alla crescita, al turnover immettendo giovani nel sistema bancario, al finanziamento delle imprese solide che in questo momento hanno bisogno di liquidità.
L’Abi ha dichiarato di voler rinnovare il contratto con le regole del 1993 e non con quelle del 2009 che pure ha firmato.
Si tratta di una posizione incomprensibile che non accettiamo. L’Abi non può essere l’ultima a firmare un accordo e poi essere la prima a disdirlo. La Uil ha disdetto l’accordo del 93 proprio in risposta a questa decisione dell’associazione dei bancari.
Siete d’accordo con la decisione della Uil?
Quella della Uil è una provocazione non necessaria in quanto avendo firmato un accordo sugli assetti contrattuali che oltrepassa quello del 93 non c’è alcun bisogno di disdire un accordo superato.
L’incertezza su quali regole verranno applicate può indebolire l’accordo fatto tra i sindacati sulle regole per il rinnovo dei bancari?
No, non credo. I sindacati hanno firmato una lettera in cui sono state fissate delle regole in caso non si trovasse un accordo unitario e non vedo per ora alcun fattore che possa mettere a rischio questo patto. Il mancato accordo per ora è con l’Abi, non tra di noi. Abbiamo appena presentato una piattaforma unitaria su cui ci stiamo confrontando con i lavoratori. Inoltre per quanto riguarda l’aumento salariale abbiamo trovato dei parametri condivisi e abbiamo calcolato un recupero inflattivo del 7,1%.
Crede che sarà una trattativa complessa?
Sì, se le premesse sono queste.
Luca Fortis