Non è merito della nazionale di calcio, ma il paese dell’anno, per l’Economist, è l’Italia. Come ogni anno il settimanale proclama la sua Country of the Year, il paese “che è migliorato di più” nel corso degli ultimi 12 mesi. E in questo caso la rivista tributa “triumphal honours” all’Italia: e ripete: non è grazie alla nazionale di calcio, non è grazie ai Maneskin, che hanno vinto l’Eurovisione, “ma per la politica”.
L’economist ricorda di aver spesso “criticato l’Italia per la scelta dei suoi leader, come Berlusconi”. Ma questa volta è diverso. “Con Mario Draghi l’Italia si è data un primo ministro competente e con grande reputazione internazionale. Per una volta un’ampia maggioranza ha sepolto le sue differenze politiche per sostenere un programma di ampie e radicali riforme”.
Altri dettagli positivi segnalati dall’Economist: il “tasso di vaccinazioni in Italia, tra i più alti in Europa”, e una ripresa economica che, pur partita a fatica, “procede più speditamente che in Germania e in Francia”.
L’unico rischio, e non da poco, che segnala l’Economist, riguarda un eventuale passaggio di Draghi al Quirinale, con rischio di “essere sostituito da un primo ministro meno competente. In ogni caso è arduo negare che l’Italia di oggi sia un posto migliore di quella del dicembre 2020. Per questo è il nostro paese dell’anno”. E l’editoriale si conclude in italiano: “Auguroni!”.
E.G.