Vabbè, tiriamo un sospiro di sollievo per il pericolo scampato in Francia dove i fascisti, razzisti e putiniani di Marine Le Pen non hanno vinto le elezioni. Anzi, le hanno proprio perse visto che sono arrivati terzi mentre si prevedeva che avrebbero raggiunto la maggioranza assoluta dei seggi all’Assemblea nazionale. E tiriamone un altro anche per la vittoria dei laburisti in Inghilterra, dopo 14 anni di regno incontrastato dei conservatori, altrimenti detti Tories. E ne possiamo tirare anche un terzo di sospiro per la situazione scomoda in cui si trova la nostra premier che in Europa non sa più come muoversi, stretta tra i patrioti di Orban, Salvini, la stessa Le Pen e i suoi ex alleati fascio-spagnoli di Vox che l’hanno abbandonata di sana pianta, e il dilemma se votare o meno Ursula von der Layen per restare ancora nel gioco oppure chiamarsi fuori per mantenere una sponda aperta con la destra più destra di lei.
Ma qui i sospiri sono finiti, almeno per noi italiani che purtroppo siamo e saremo ancora governati da Meloni, Salvini e i loro parlamentari e giovani fascisti che non sanno cosa sia la Costituzione e tanto meno la democrazia. Verrebbe da dire “meno male che Antonio c’è”, parafrasando il vecchio slogan di Forza Italia dedicato a Silvio Berlusconi- E in effetti, se c’è qualcuno che al momento riesce almeno a frenare le pulsioni più estremiste della coalizione di governo è proprio Tajani. Ma finché resterà lì dentro, finché continuerà a far parte della maggioranza, questa stessa maggioranza continuerà a governare a modo suo. A meno che quest’estate Salvini non venga preso di nuovo da un raptus tipo Papeete e faccia saltare il banco. Difficile che accada però, improbabile sperare in un’implosione della destra: il potere è ancora un collante troppo forte, soprattutto per chi è riuscito “finalmente” ad agguantarlo dopo anni passati ai margini della vita politica nazionale (vedi Giorgia).
Ma ovviamente tutto può accadere, le vie della politica, come quelle del signore, sono infinite. Magari un aiutino al Signore potrebbe darlo l’opposizione, che ancora marcia troppo divisa e dunque non riesce a colpire unita. Certo qualche passo avanti l’ha fatto, per esempio sulla richiesta di referendum contro l’autonomia differenziata (ma Calenda si è chiamato fuori, della serie mi si nota di più…), altre iniziative comuni ci saranno nei prossimi mesi. Ma ancora manca – e probabilmente mancherà – un’idea comune, una strategia unitaria, un progetto di Paese che sia in grado di mettere insieme le attuali forze dell’opposizione (magari non tutte, visto che quella di Renzi più che una forza è una debolezza, e non solo nei numeri) e che quindi possa combattere il governo giorno per giorno, ora per ora, rendendogli la vita impossibile, così da aprire contraddizioni insanabili al suo interno (ancora Tajani) che potrebbero anche sfociare in una crisi di governo e di conseguenza in elezioni anticipate.
Altrimenti, e più probabilmente, bisognerà aspettare la fine naturale della legislatura, prevista per il 2027. Ma aspettare non significa stare lì a contare i mesi che mancano, significa invece creare i presupposti affinché dalle prossime urne esca vincitore il fronte popolare italiano, l’esempio francese sta lì a dimostrarci che un’alternativa è possibile, pur con le debite differenze a cominciare dalla legge elettorale che da noi non è a doppio turno, dunque non prevede i ballottaggi né le desistenze che invece in questo caso sarebbero vantaggiose per la sinistra.
La lezione francese ci dice che in Europa il fascismo – seppur mascherato dalle nuove forme che si sono inventate i suoi leader – non è un destino segnato: esiste ancora nel vecchio continente una maggioranza di persone che rifiuta quell’ideologia e quella politica. Resta da capire come mettere insieme quelle persone e convincerle a votare contro Meloni e Salvini. E attenzione, votare contro non è una scorciatoia, non è un modo per non assumersi la responsabilità di proporre un programma di governo condiviso. Votare “contro” qualcosa o qualcuno vuol dire anche votare “per” qualcos’altro e qualcun altro. L’antiberlusconismo, per esempio, oggi demonizzato da molti, ebbe il merito di cacciare il Cavaliere da palazzo Chigi per alcuni anni e anche di fare alcune cose utili per il Paese. Poi certo, quell’alleanza non resse molto, né quella dell’Ulivo né tanto meno quella dell’Unione: ma questo non significa che la storia debba per forza ripetersi uguale a sé stessa. A volte si ripete in forma di farsa (Carlo Marx), altre no. Magari, chissà, stavolta potrebbe andare meglio.
Riccardo Barenghi