Nell’incontro tenutosi presso il ministero dello sviluppo economico, il management Electrolux ha nuovamente ribadito gli esiti della investigazione già illustrati alle organizzazioni sindacali lunedì scorso; la necessità di ridurre il costo del lavoro e migliorare efficienza e automazione delle fabbriche italiane e l’ assenza di un piano industriale per lo stabilimento di Porcia.
La Fim Cisl si dice disponibile a fare la propria parte “ma l’azienda, dichiara il segretario nazionale della Fim Cisl, Anna Trovò, deve presentare un piano industriale che preveda la condivisione dell’obiettivo d’investire sull’ Italia e su tutti e quattro i siti produttivi per i quali vanno previsti investimenti in tecnologie specializzazione miglioramenti dei prodotti e qualificazione del lavoro, salvaguardando in questo modo occupazione, redditi e professionalità attraverso politiche industriali e di sviluppo degne di un paese avanzato come è l’Italia”.
La proposta illustrata dall’azienda nel corso di questo primo incontro, per il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada, “non ci convince per nulla e rimane inaccettabile, specie per quanto riguarda la chiusura di Porcia e il ridimensionamento degli altri tre stabilimenti, insieme alla richiesta di riduzione del salario”. Una proposta, quella della multinazionale svedese, “che è a maggior ragione inaccettabile perché correlata ad una pesante incertezza sul futuro stesso della produzione di Electrolux in Italia e, di conseguenza, sulle garanzie circa i livelli occupazionali”.
Le organizzazioni sindacali riuniranno le Rsu il prossimo 3 febbraio per valutare l’ esito dell’ incontro odierno; il ministero da parte sua ha riconvocato l’azienda i sindacati e i presidenti di regione per lunedì 17 febbraio, a valle di un incontro che il ministero avrà con la proprietà svedese nei prossimi giorni.