Alla fine, basta poco. Basta promettere meno tasse per tutti e il gioco è fatto. Lo sapeva benissimo Silvio Berlusconi, che su questo refrain ha basato venticinque anni di carriera politica, e lo sa anche Luigi Di Maio. Che infatti, intervenendo all’assemblea di Confcommercio, ha lisciato il pelo ai commercianti, ma anche, indirettamente, agli industriali, rappresentati dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. E dunque, se appena due settimane fa, nel corso dell’assemblea annuale, Boccia aveva smontato pezzo per pezzo il contratto di governo Lega-Cinque Stelle, oggi, di fronte alle promesse di Di Maio, sembra aver cambiato idea, apprezzando le “grandi aperture” del ministro dello Sviluppo verso il mondo delle imprese. “Questo – ha detto Boccia- è un governo che vuole cambiare in meglio il paese e noi cercheremo di contribuire perché il cambiamento sia migliorativo e non peggiorativo. Ci auguriamo di confrontarci quanto prima’’. E non può mancare, ovviamente, la frase chiave: “Lasciamoli lavorare”.
A conquistare la platea è, innanzi tutto, la promessa di disinnescare l’aumento dell’Iva: ipotesi contraria a quella avanzata dal ministro dell’Economia, certo; ma non ci sono dubbi su chi comanda in questo governo. E dunque, se Di Maio giura ‘’l’Iva non aumenterà”, Boccia, interpretando il pensiero di tutti, replica: ‘’siamo felici’’.
Ma non solo l’Iva. Anche la ‘’pace fiscale’’ promessa dal nuovo esecutivo è musica per le orecchie del mondo dell’impresa, in quanto, dice ancora Boccia, “può essere l’inizio del rapporto diverso tra cittadino e Stato in una logica non conflittuale”. Via libera, da Confindustria, anche al salario minimo: “è una cosa interessante”, sulla quale si attende di aprire un confronto. Quanto alla flat tax, “può essere una priorità ma va costruita nella logica delle risorse disponibili, a partire dal cuneo fiscale e dalla questione giovanile”. Unico punto, diciamo, di possibile attrito tra Confindustria e governo resta l’Ilva di Taranto, che Boccia chiede di non chiudere: “È un asset importante per l’industria del nostro paese e per la questione meridionale”.
Anche la sintonia governo- Confcommercio sembra perfetta. Di Maio afferma che gli strumenti antievasione adottati finora come split payment, redditometro, spesometro e studi di settore “hanno reso schiavo” chi “le tasse le ha sempre pagate” e quindi “vanno aboliti”. Per la verità sono già stati aboliti da tempo, ma i commercianti fanno finta di non saperlo e applaudono convinti il neoministro e vicepremier. Il quale incalza: “Quando si fanno leggi antievasione rendendo troppo complicate le normative e si trattano tutti come evasori si rende la vita più complicata a chi le tasse le ha sempre pagate”. E suggerisce quindi la sua ricetta: “Incrociamo le banche dati della P.A. e invertiamo l’onere della prova”. E pazienza se anche l’incrocio delle banche dati è già una realtà da diverso tempo.
Quel che conta e’ il pensiero, e infatti Carlo Sangalli, leader dei commercianti, apprezza le proposte fiscali del governo e plaude a quella che definisce ‘’alleanza finanziaria’’ per “rifondare il rapporto tra Stato e contribuenti, all’insegna della buona fede'”. “Non è possibile – sottolinea – che contro le nostre imprese ci sia anche il pressing serrato delle tasse locali, dove il tridente d’attacco è: IMU-TASI-TARI. Si metta mano, dunque, anche alla tassazione locale, con una local tax, unica, certa e semplice”.
Ma il presidente di Confcommercio lancia anche una bella stoccata al centro sinistra sconfitto dal voto: il 4 marzo, dice, ha rappresentato la risposta “ad un racconto retorico secondo cui la crisi era ormai dietro le spalle”. E anche qui, pazienza se da mesi gli indicatori dicono che l’economia è effettivamente in ripresa, così come i consumi. “Le forze politiche che hanno vinto le elezioni sono state quelle che più direttamente hanno interpretato la discontinuità – scandisce Sangalli- Lo hanno fatto certo dando voce alle ragioni del disagio economico e sociale di tanta parte degli elettori”.
Idillio pieno, insomma, tra il governo Giallo Verde e il mondo imprese? Più o meno si, ma con ancora qualche piccolo intoppo. Sangalli, per esempio, non apprezza il reddito di cittadinanza (“per noi la via maestra resta il lavoro”) e nemmeno (a differenza di Confindustria) il salario minimo: “abbiamo la preoccupazione che questa misura finisca per disperdere un patrimonio di relazioni e traguardi ottenuti. C’è in gioco la consolidata storia di contrattazione collettiva del nostro Paese”. “Utile”, invece, la proposta contenuta nel Contratto di governo “di introdurre un apposito “strumento” digitale, semplice e chiaro, che sopperisca all’eliminazione dei voucher”.
Infine, da notare che sull’Iva Di Maio trova anche il sostegno dell’opposizione: “Dobbiamo mettere più soldi in tasca agli italiani. Il commercio ha bisogno di consumi incrementati e che l’IVA non aumenti. Ce lo aspettiamo e collaboreremo da subito per evitarlo”. Parole di Graziano Delrio, oggi anche lui presente nella plaudente platea di Confcommercio.
Nunzia Penelope