Come già varie volte accaduto, l’estrema personalizzazione di una campagna elettorale rischia di trasformare, per una sorta di sovrasaturazione dell’elettorato, una vittoria già data per certa in una sconfitta.
Il significato delle regionali dell’Emilia Romagna va tuttavia ben oltre questa semplice osservazione.
L’esasperazione impressa dalla destra infatti ha avuto un effetto ben superiore all’atteso e soprattutto imprevisto. La violenta campagna di Salvini, condotta fino al punto di arrivare a stanare lo straniero casa per casa, ha infatti avuto un effetto di polarizzazione dell’elettorato, mobilitando anche coloro che in condizioni normali avrebbero scelto di disertare i seggi elettorali
In queste circostanze, in cui si vince o si perde, il discorso politico si ripalesa nella sua nuda essenzialità; e cioè in quelle categorie dicotomiche del nemico/amico che Carl Schmitt ci ha lasciato come pesante e problematica eredità del suo pensiero politico
I termini della contraddizione rimangono due, uno la negazione dell’altro e in questo caso a fronteggiarsi non come avversari ma come nemici pubblici ritornano ad essere i portatori di una visione anche essa dicotomica del mondo. Una concezione del mondo, si sarebbe detto in passato, che ancora oggi e forse per sempre continua a chiamarsi, nel linguaggio politico, destra e sinistra.
La prima, come ci ha insegnato Norberto Bobbio, a favore della libertà individuale, della disintermediazione e dell’abolizione dei corpi intermedi; la seconda della uguaglianza, della rappresentanza e della composizione del conflitto in pratiche di mediazione
I cinque stelle escono drammaticamente sconfitti e a un passo dalla estinzione perché in questo scontro elettorale da tempo di guerra, non c’è più stato posto per chi asteneva scegliendo di non scegliere come in tempo di pace.
I cinque stelle hanno mostrato l’impotenza afasica di chi ha un potere ormai più formale che sostanziale; di chi, chiuso in una sorta di dilemma del prigioniero, non sa cosa scegliere per contenere danni che non può calcolare. L’elettorato sempre più fluido e disincantato e che in passato aveva sancito il trionfo del movimento non ha condiviso questa immobilità e in massa si è spostato verso il centro sinistra, come dimostra l’analisi dei flussi elettorali dell’Istituto Cattaneo
In questa battaglia tuttavia il vero effetto di trascinamento emotivo che ha svegliato gli elettori in sonno del centro sinistra sono state, senza ombra di dubbio, le sardine bolognesi.
Un onore al merito che è stato tributato loro da Bonaccini e Zingaretti e che è un’ulteriore dimostrazione di come la politica sia soprattutto la coagulazione di energie emotive. Una diffusione quantistica di cariche emozionali e morali che per realizzarsi ha bisogno di riti collettivi in cui gli individui possano riconoscersi come in un unico destino. Questa è la lezione che ci ha tramandato di Emil Durkeim e questa lezione la sinistra non dovrebbe dimenticare
Governare logora forse più delle altre attività umane; perché è lì che il diavolo serve ai governanti il suo elisir avvelenato: l’illusione di essere onnipotenti e autosufficienti, trasformando la linea di comando in quella gabbia di acciaio dell’oligarchia che si arroga il diritto di essere interprete esclusivo delle aspettative e dei bisogni della gente.
Un circolo perverso che trasforma i propri rappresentanti, democraticamente eletti, in signorotti feudali a cui nulla è interdetto
Le grandi manifestazioni delle sardine hanno dunque sdoganato la voglia di partecipazione e soprattutto hanno creato la convinzione che ogni voto avrebbe fatto la differenza in quella battaglia in cui si voleva oltraggiare una regione parlando di “liberazione”; come se Emilia Romagna non avesse pagato un enorme tributo di sangue nell’unica vera lotta liberazione della storia moderna d’Italia: la cacciata del nazifascismo che pure in quella terra aveva avuto la sua culla.
Il lato oscuro della tornata elettorale è ovviamente la grande affermazione della destra in Calabria; una vicenda che tuttavia ha lasciato indifferenti la gran parte dei commentatori politici. Anche questo il segno della frammentazione del paese e della scarsa considerazione con cui vengono trattate le vicende delle regioni del Sud. Come se fossero un inciampo della storia senza rilievo per il destino dell’Italia.
Roberto Polillo