‘Il capitale umano di ciascun italiano equivarrebbe a circa 342mila euro” e le donne valgono metà degli uomini (231mila euro contro 453mila). Lo stima l’Istat, che diffonde per la prima volta ”informazioni sperimentali circa il valore monetario attribuibile allo stock del capitale umano”, cioè la capacità di generare reddito. La cifra, riferita al 2008, riguarda le attività di mercato. ”Forti, rileva l’istituto statistico, appaiono le differenze di genere nella dotazione di capitale umano: il 66 per cento dello stock complessivo si concentra nella componente maschile”. La capacità di generare reddito per le donne è ridotta quasi della metà (-49%). ”Il differenziale è da mettersi in relazione alle differenze di remunerazione esistenti tra uomini e donne, ma anche al minor numero di donne che lavorano e al minor numero di anni lavorati in media dalle donne nell’arco della loro vita”, spiega l’Istat. Tuttavia, ”poiché le donne prevalgono di gran lunga nel lavoro domestico”, le differenze di genere si riducono se si estendono le stime dello stock di capitale umano considerando le attività non ‘market’, che comprendono anche il lavoro domestico. Ecco che le donne si aggiudicano un valore pro-capite di 431 mila euro (+12,3% rispetto alla componente maschile). Un altro divario si ritrova comparando le diverse fasce d’età: il capitale umano pro-capite di un giovane è pari a oltre 556 mila euro, contro i 293 mila euro dei lavoratori nella classe centrale (35-54anni) e ai soli 46 mila euro dei lavoratori tra 55 e 64 anni. ”Va però rilevato che l’alto livello della disoccupazione giovanile nel nostro Paese”, spiega l’Istat, ”suggerisce forte incertezza circa la possibilità per i giovani di inserirsi nei processi produttivi”. Ed ”è quindi possibile che sia realistico rivedere al ribasso la stima dei redditi da lavoro attesi e di conseguenza quella del valore del capitale umano complessivo del Paese”. L’Istat nel presentare il lavoro spiega come sia il risultato delle attività di ricerca sul tema della misurazione del capitale umano ”conseguenti alla partecipazione dell’Istituto alla creazione di un Consorzio internazionale in ambito Ocse”. L’Italia sconta ”un rilevante gap in termini di stock di capitale umano” rispetto ai ”principali Paesi Ocse”. Lo constata l’Istat nella ricerca dedicata al capitale umano. Anche se l’aggiornamento dei dati validi per il confronto internazionale si ferma al 2006, si tratta comunque di stime nuove, diffuse per la prima volta. Ecco che l’Italia è ultima tra Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia e Spagna, ovvero tra gli stati che hanno aderito al progetto Human Capital dell’Ocse. Nel 2006 quindi ”l’Italia presenta una più bassa incidenza di capitale umano sul Pil nominale: 8,8 volte il Pil contro le oltre 11 volte della Spagna o le 10 volte e mezzo degli Stati Uniti”.
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