“Nel sostegno alle donne vittime di violenza é importante assumersi le proprie responsabilità, schierandosi! Le donne si devono sentire al sicuro ovunque: in casa, sul luogo di lavoro, nel sindacato” queste le parole di apertura della delgata Fim-Cisl, Romina Rossi durante la sessione mattutina dell’assemblea unitaria nazionale delle donne metalmeccaniche.
In vista dell’8 marzo, questa mattina all’auditorium di via Rieti, si sono incontrate tante donne lavoratrici e delegate che hanno discusso della violenza machile sulle donne nei posti di lavoro tanto quanto in casa. Le donne metalmeccaniche hanno descritto una situazione del paese preoccupante citando cifre spaventose, non solo per quanto riguarda i casi di femminidici, ma anche per quanto riguardo i danni economici che il pregiudizio, le molestie fino alle violenze procurano all’Italia. La violenza è un vero e proprio tappo allo sviluppo di nuove energie, di potenzialità e risorse che le donne possono e vogliono mettere in campo.
Diverse le testimonianze di violenza di donne migranti e italiane che con la forza dell’unità e della solidarietà hanno affrontato gli ostacoli sociali, culturali ed economici per uscirne e conquistare l’autonomia necessaria all’autodeterminazione della propria vita. A qusto proposito, centrale l’intervento di Titti Carrano, il Presidente di Dire, che ha esposto la situazione dei centri anti violenza in Italia. L’esperienza dei Cav è stata costruita grazie ai primi centri autogestiti dalle donne che poi si sono diffusi alla fine degli anni 80 in tutto il paese. Dopo tante battaglie, oggi, i Cav sono finanziati dallo Stato come necessari presidi territoriali per prevenire la violenza e accogliere le donne vittime della violenza maschile. Ma le risorse messe a disposizione, nonostanze la presenza pluridecennale dei centri antiviolenzia, risultano ancora troppo scarse, ha sottolineato Carrano. Inoltre, ha continuato il Presidente di Dire “la legge sul femminicidio approvata nel 2013 si basa sull’emergenza. Invece, in Italia abbiamo bisogno di interventi strutturali. Allo stesso modo, l’importante convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica del 2013 che è stata recepita in Italia nel 2015, ancora risulta di scarsa attuazione sostanziale”.
Durante l’assemblea si sono susseguite proiezioni video dei lavori di Elena Stramentinoli e Antonella Bottini di Presa Diretta che da circa 10 anni seguono i casi di violenza nel nostro paese. Le due giornaliste sono autrici di diverse inchieste che dimostrano le difficoltà delle donne nell’affrontare la violenza domestica e la scarsità di risorse economiche ma anche mediche e di supporto psichiatrico messe a disposizione dallo Stato.
Un altro dei temi trattati è stato quello dell’educazione contro la violenza dalla tenera età fino alle Università verso una società più equa e avulsa da comportamenti di prevaricazione nei confronti delle donne. Per questo motivo secondo le delegate Fiom, Fim e Uillm è essenziale rimettere al centro anche nei luoghi di lavoro corsi di formazione contro la violenza di genere che riguarda le donne ma anche tutte quelle soggettività trans, lesbiche, gay, intersex che subiscono tanto quanto le donne la violenza e il pregiudizio nei luoghi di lavoro.
Il sindacato, quindi, come baluardo di resistenza e di promozione sociale contro la violenza nei luoghi di lavoro ma anche in tutto il resto della società. La delegata Fiom della Fiat di Avellino, Italia D’Acierno ha raccontato la sua battaglia quotidiana all’interno dello stabilimento per la dignità della propria posizione, per il diritto delle donne ad avere una equa retribuzione a parità di mansione e il diritto alla possibilità di carriera. Secondo D’Acierno le donne dovrebbero pretendere un reddito di autodeterminazione che oltre a migliorare la propria posizione contrattuale, darebbe la possibilità a tutte di svincolarsi dal lavoro continuo di cura a cui le donne sono costrette a sottostare, soprattutto di fronte ai continui tagli sul welfare che raddopiano le incombenze delle donne fuori dal lavoro produttivo.
All’assemblea sono intervenunti anche Michele Palma del Dipartimento Pari Opportunità e Emma Petitti a nome della Conferenza delle Regioni. Presenti alla giornata delle donne metalmeccaniche contro la violenza anche i segretari generali delle tre categorie Maurizio Landini, Marco Bentivogli e Rocco Palombella.
Il segretario nazionale della Fiom-Cgil, Francesca Re David ha, infine, sottolineato “Quest’anno al centro della mobilitazione dell’8 marzo è stato posto il tema della violenza e noi abbiamo voluto organizzare un’assemblea delle metalmeccaniche, la prima dopo tanto tempo ma che riprende una storia vera di femminismo sindacale delle donne Flm. La violenza nella società e sui luoghi di lavoro è lo specchio di un paese che non mette al centro la persona e in particolare la donna. Mi sembra – ha concluso Re David – che l’intensità degli interventi di questa mattina da conto della necessità di rendere sindacale e politico quello che è sindacale e politico ovvero la vita delle persone.”
Alessia Pontoriero