Il mercato del lavoro, anche in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo in questo anno contaminato, è un groviglio di problemi tra loro contradditori. Da un lato si temono centinaia di migliaia di licenziamenti, per arginare i quali (si sono perduti comunque 700mila posti di lavoro) i sindacati insistono per la proroga del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione, incuranti delle difficoltà che vengono create le imprese. Per quanto sia difficile individuare una soluzione corretta ad un problema tanto complesso e delicato, quella che viene riproposta assomiglia ad un barile di tritolo piazzato sotto il sistema produttivo e dei servizi. Non ha senso mantenere a carico delle imprese (attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali) sacche di lavoratori che fanno riferimento a posti di lavoro ormai inesistenti o soppressi, come se si trattasse di superare un tempo indefinito, trascorso il quale tutto tornerà come prima. Questa linea di condotta costringe le imprese a lavorare con una palla al piede, impedisce la loro ristrutturazione e il relativo adeguamento degli organici, crea difficoltà agli investimenti in nuova tecnologia mettendo a rischio le condizioni di competitività. Nello stesso tempo le aziende continuano ad assumere in quantità significative, anche se non corrispondenti ai problemi complessivi dell’occupazione. Occorre prendere atto, tuttavia, che anche in una situazione disastrata dall’inarrestabile contagio, continua ad esistere il problema – cruciale anche se rimosso del mismatch ovvero di una domanda di lavoro che non riesce a reperire sul mercato una adeguata offerta. Queste considerazioni si basano sui dati del Rapporto Excelsior-Camere di Commercio relativo al corrente mese di ottobre e tratto da questionari compilati da 140mila imprese (che durante il lockdown non avevano potuto effettuare assunzioni). I dati sono interessanti anche se sono scritti sull’acqua delle ulteriori misure che potrebbero essere adottate per contenere la ripartenza della pandemia. Inoltre non si tratta di un campione, ma delle aziende che hanno inteso rendere noti i loro piani di assunzioni. Le entrate previste nel mese di ottobre sono pari a 281.810 (da ottobre a dicembre: 763.770). In ottobre prevede di assumere il 13% delle aziende; le entrate di giovani under 29 anni sono previste in misura del 31% (86.370); la difficoltà di reperimento riguarda il 33% del complesso. La tabella che segue illustra le statistiche per le diverse professioni.
I PROGRAMMI OCCUPAZIONALI DELLE IMPRESE RILEVATI DAL SISTEMA DELLE CAMERE DI COMMERCIO |
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Al momento – sostiene il Rapporto – la domanda di lavoro delle imprese tende a concentrarsi sulle figure professionali dell’area core delle attività di produzione, dell’area tecnica e di progettazione e sulle funzioni collegate alla direzione, con difficoltà di reperimento particolarmente elevate negli ambiti della ricerca e sviluppo (51,7%, con i tecnici in campo ingegneristico al 58,9%), dell’installazione e manutenzione (46,3%, con gli artigiani e operai specializzati di installazione e manutenzione attrezzature elettriche e elettroniche al 42,6%) e della certificazione e controllo di qualità, sicurezza e ambiente (39,6%, con i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi al 54,5%). Supera la media nazionale l’andamento tendenziale delle assunzioni a ottobre 2020 per le regioni del Sud e isole e per il Nord-ovest, mentre più negative sono le imprese del Nord-est (in particolare di quelle venete) e del Centro (in particolare di quelle della Toscana).
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Variazione % previsione entrate ottobre 2020 vs ottobre 2019 (% sul totale entrate per provincia) Sulla base della intensità del colore si va da -17,4% a -37%