Nel Lazio ogni giorno perdono il posto di lavoro 22 operai edili e chiudono tre imprese del settore. Nel giro di un anno altri 6.000 lavoratori rischiano di diventare disoccupati. Questo l’allarme lanciato dai sindacati degli edili di Cgil, Cisl e Uil questa mattina, durante il convegno “Le costruzioni e la crisi nel Lazio”.
I dati presentati dal sindacato sono davvero preoccupanti: in un anno sono quasi mille le imprese che hanno cessato la loro attività, ogni mese le ore lavorate dalle maestranze del Lazio diminuiscono del 9,1%, il calo degli investimenti nel 2009 è stato del 10% rispetto al 2008 mentre per il 2010 si prospetta un ulteriore peggioramento.
In calo anche le abitazioni costruite nel 2009 (-17,5% rispetto al 2008), mentre nel primo trimestre di quest’anno c’è stato un ulteriore crollo del 16,8%; diminuisce la presenza straniera con 91 imprese attive su Roma che hanno cessato di lavorare tra ottobre 2009 e marzo 2010 portando ad un aumento della manovalanza irregolare e del caporalato.
Tra le richieste avanzate dai sindacati c’è la costruzione di un coordinamento di tutti gli organismi di controllo sulla sicurezza nei cantieri e per l’assunzione di nuovi ispettori visto che, mettendo in rapporto il numero di opere con quello di ispettori, viene fuori come un cantiere puo’ essere controllato una sola volta in 30 anni.
I sindacati si dicono preoccupati perchè tra l’altro «in questo contesto tra i cantieri cresce il lavoro nero, aumentano i pseudo-lavoratori autonomi all’interno dei cantieri ed il part-time aumenta in modo vertiginoso, mentre per l’assenza di liquidità da parte delle imprese sane, aumenta pericolosamente il rischio di infiltrazioni malavitose”. (FRN)