L’Istat ha pubblicato questa mattina il rapporto sul mercato del lavoro relativo al primo trimestre 2023, rilevando una crescita degli occupati di oltre mezzo milione, disoccupazione in calo all’8,3% e tasso d’inattività in discesa al 33,8%.
Nel dettaglio, nel primo trimestre 2023 prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (+513 mila, +2,3% rispetto al primo trimestre 2022), la cui stima si attesta a 23 milioni 250 mila unità; in aumento anche il tasso di occupazione delle persone tra i 15 e i 64 anni che raggiunge il 60,6% (+1,5 punti). L’aumento dell’occupazione coinvolge i dipendenti a tempo indeterminato (+542 mila, +3,7%) e gli indipendenti (+50 mila, +1%), mentre risultano in calo i dipendenti a termine (-79 mila, -2,7%); la crescita riguarda quasi esclusivamente gli occupati a tempo pieno (+498 mila, +2,7%), essendo molto contenuta quella di chi lavora a tempo parziale (+15 mila, +0,4%).
La diminuzione del numero delle persone in cerca di occupazione, che si attesta a poco più di 2 milioni di unità (-76 mila in un anno, -3,5%), ha interessato soltanto i disoccupati con precedenti esperienze di lavoro; in calo anche la quota di chi è alla ricerca di lavoro da almeno 12 mesi che scende al 54,3% del totale disoccupati (-4,5 punti), per un totale di 1 milione 139 mila persone. Il tasso di disoccupazione scende all`8,3% (-0,5 punti in un anno), in calo soltanto nel Centro-nord e soprattutto tra i giovani.
Nel primo trimestre 2023 prosegue il calo del numero di inattivi di 15-64 anni (-558 mila, -4,3% in un anno) che si attesta a 12 milioni 559 mila. Si riduce il numero di coloro che non cercano e non sono disponibili a lavorare (-234 mila, -2,2%) e, soprattutto, quello delle forze di lavoro potenziali (-324 mila, -12,5%), ossia della componente degli inattivi più vicina al mercato del lavoro. Il calo degli inattivi si riflette nella diminuzione del tasso di inattività 15-64 anni che arriva al 33,8% (-1,4 punti).
I giovani di 15-34 anni mostrano la crescita più sostenuta del tasso di occupazione (+1,8 punti) e la riduzione più marcata del tasso di disoccupazione (-1,4 punti). La stessa dinamica, sebbene di minore intensità, riguarda i 35-49enni e i 50-64enni (in entrambi i casi +1,5 il tasso di occupazione e -0,1 punti quello di disoccupazione); la riduzione del tasso di inattività è invece simile tra i giovani (-1,3 punti) rispetto ai 35-49enni e ai 50-64enni (-1,5 punti in entrambi i casi).
Il numero di occupati, stimati dalla rilevazione sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali, risulta in aumento di +104 mila unità (+0,4% rispetto al quarto trimestre 2022) e si attesta a 23 milioni 361 mila; la crescita riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (+92 mila, +0,6%) e gli indipendenti (+27 mila, +0,5%), mentre mostrano un lieve calo i dipendenti a termine (-15 mila, -0,5% in tre mesi). Il tasso di occupazione sale al 60,9% (+0,3 punti in tre mesi); l`aumento coinvolge entrambe le componenti di genere ed è più intenso nel Centro-nord rispetto al Mezzogiorno. Il tasso di disoccupazione raggiunge l`8% (+0,1 punti in tre mesi) e quello di inattività cala al 33,7% (-0,4 punti).
Dal lato delle imprese, si intensifica la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti che, nel complesso, aumentano dell’1,1%, per effetto sia di un’accentuata crescita della componente a tempo a tempo pieno (+1%) sia di una spinta al rialzo della componente a tempo parziale (+1,4%). In termini tendenziali, la crescita delle posizioni dipendenti è pari al 3,1% e l’aumento è stato più intenso per la componente dei full time (+3,6%) rispetto a quella dei part time (+1,7%). In aumento anche le ore lavorate per dipendente, in termini congiunturali (+1,9%) e, soprattutto, in termini tendenziali (+4,6%); il ricorso alla cassa integrazione scende a 8,7 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti nel confronto congiunturale diminuisce di 0,3 punti, mentre è ancora in crescita, di 0,1 punti, in quello tendenziale.
Rilevante l’aumento del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (Ula) che raggiunge valori tra i più alti in serie storica: su base congiunturale, la crescita è pari all`1,8% ed è il risultato dell’aumento sia delle retribuzioni (+1,2%) sia, in misura maggiore, degli oneri sociali (+3%); anche la crescita tendenziale, ancora più intesa (+3,9%), è dovuta a quella della componente retributiva (+3,4%) e, ancor di più, a quella degli oneri sociali (+5,4%). All’aumento delle retribuzioni concorre l’erogazione di importi una tantum, il cui effetto è particolarmente evidente nei servizi; l’aumento degli oneri sociali è legato al restringimento degli interventi di decontribuzione messi in atto nel 2021 e 2022.
e.m.