Il gap tra Nord e Sud Italia continua ad allargarsi e a incidere pesantemente è anche il tasso di occupazione dei laureati delle due macro-aree. Secondo il report Istat ‘Livelli d’istruzione e ritorni occupazionali’, infatti, i laureati 30-34enni del Mezzogiorno (21,6% contro 29,6% del Nord) hanno un tasso di occupazione 20 punti più basso rispetto al Nord (69,9%, contro 89,2%).
Su questo risultato incide il fatto che la popolazione (25-64 anni) residente nel Mezzogiorno è meno istruita rispetto a quella del Centro-nord: il 38,1% ha il diploma di scuola secondaria superiore e solo il 16,8% ha raggiunto un titolo terziario, mentre nel Nord e nel Centro circa il 45% è diplomato e più di uno su cinque è laureato (21,2% e 24,3% rispettivamente). Il divario territoriale nei livelli di istruzione riguarda uomini e donne, sebbene sia più marcato per la componente femminile.
Il divario territoriale nella partecipazione al mercato del lavoro dei laureati è più marcato tra i giovani rispetto alla popolazione adulta: nel 2022, la differenza tra Nord e Mezzogiorno nei tassi di occupazione dei 30-34enni è di 19,3 punti (scende a 12,6 punti nella popolazione tra i 25 e i 64 anni). Nel Mezzogiorno, la ridotta domanda di lavoro si estende anche ai livelli di istruzione più elevati e determina un tasso di mancata partecipazione, che misura la quota di non occupati tra quanti sono disponibili a lavorare, che tra i laureati raggiunge il 19,5% (scende al 4,5% e al 6,7%, rispettivamente nel Nord e nel Centro).
Ciò si osserva nonostante, nel 2022, il tasso di occupazione dei 30-34enni laureati abbia registrato una ulteriore crescita di 2,2 punti (che segue quella del 2021, pari a +3,4 punti, e il calo del 2020), concentrata nelle aree territoriali del Centro e del Mezzogiorno (4,8 e 3,9 punti; 0,2 punti nel Nord).
Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione è molto più basso che nel resto del Paese e quello di disoccupazione molto più alto anche tra chi ha un titolo di studio elevato: il tasso di occupazione dei laureati è pari al 75,1% (12,6 punti inferiore a quello del Nord) e quello di disoccupazione al 6,7% (superiore di quattro punti). Nel Mezzogiorno, tuttavia, i vantaggi occupazionali dell’istruzione sono superiori rispetto al Centro-nord, in particolare tra le donne con un titolo terziario.
D’altra parte il fenomeno dei Neet risulta trasversale al Paese, seppur con differenze territoriali. Secondo la rilevazione, in Italia quasi un giovane su cinque non studia, non lavora e non è inserito in un percorso di formazione. La quota di Neet sul totale dei 15-29enni, stimato al 19% per il 2022, ritorna al valore del 2007 (18,8%) che riassorbe il forte aumento determinato dalla crisi economica mondiale (26,2% nel 2014), ma che nell’Ue è inferiore soltanto a quello della Romania (19,8%) e decisamente più elevato di quello medio europeo (11,7%), di quello spagnolo (12,7%), francese (12%) e tedesco (8,6%). Lo rileva l’Istat nel report ‘Livelli d’istruzione e ritorni occupazionali’.
Il gap con l`Europa è massimo per i diplomati (8,3 punti) e scende a sei punti sia per i titoli terziari sia per chi ha al più un titolo secondario inferiore, (nonostante il calo generalizzato dei Neet sia stato leggermente più marcato proprio tra chi ha un titolo secondario superiore).
L’incidenza dei Neet nel 2022 è scesa al 19,4% tra i giovani con al più un titolo secondario inferiore, al 20,3% tra chi ha un titolo secondario superiore e al 14% per coloro che hanno conseguito un titolo terziario. Se l’incidenza viene calcolata escludendo dal denominatore i giovani ancora in istruzione o formazione (in altre parole se si calcola la quota di chi non lavora tra coloro che non studiano più) il vantaggio occupazionale di possedere almeno un diploma appare evidente: dal 59,4% tra chi ha al massimo un titolo di studio secondario inferiore si scende al 36% tra chi ha un titolo secondario superiore.
La quota di Neet sul totale dei 15-29enni nel 2022 è diminuita per entrambi i generi e in misura leggermente superiore per le donne, riducendo il gap che tuttavia rimane marcato (17,7% per gli uomini contro 20,5%).
Nel Mezzogiorno la quota di Neet è più alta (27,9% contro 13,5% nel Nord e 15,3% e nel Centro). Tra gli stranieri raggiunge il 28,8% (18% tra gli italiani) ed emergono le differenze di genere: tra le straniere e le italiane ci sono quasi 20 punti di differenza (37,9% contro 18,5%, rispettivamente) mentre tra gli uomini sono circa 2 punti (stranieri 19,8%, italiani 17,5%).
Nel 2022, il 33,5% dei Neet è disoccupato; il 28,9% appartiene alla quota di inattivi più vicini al mercato del lavoro, cioè le cosiddette forze di lavoro potenziali (coloro che non hanno cercato attivamente un lavoro ma sarebbero immediatamente disponibili a lavorare oppure che hanno cercato lavoro senza però avere immediata disponibilità); la restante quota (37,7%) sono inattivi che non cercano un impiego e non sono disponibili a lavorare. Questi ultimi, sono soprattutto donne con responsabilità familiari, poco istruite o straniere: la quota di inattive sale, infatti, al 58,8% tra le Neet con al più un titolo secondario inferiore e al 65,6% tra le Neet straniere.
La ripresa del mercato del lavoro post pandemia ha determinato, per il secondo anno consecutivo, la diminuzione, tra i Neet, della quota delle forze di lavoro potenziali ( -1,8 punti); risulta invece in aumento la quota degli inattivi che non cercano un impiego e non sono disponibili a lavorare (+1,8 punti).
L’inattività è minima tra i Neet del Mezzogiorno, che nel 69,4% dei casi (52,7% nel Nord e 58,3% nel Centro) si dichiarano interessati al lavoro (rientrando tra i disoccupati o le forze di lavoro potenziali), confermando le minori opportunità lavorative che caratterizzano quest’area del Paese. Non a caso, anche i Neet alla ricerca attiva di lavoro da almeno 12 mesi risiedono prevalentemente nelle regioni meridionali, dove rappresentano il 62,5% dei Neet disoccupati (43,3% nel Centro e 39,5% nel Nord). Questo sottogruppo, che a livello nazionale rappresenta il 51,9% dei Neet disoccupati, è quello più a rischio di transitare nell’area dell’inattività.
e.m.