Puntare sulla formazione tecnico-scientifica e sul ruolo attivo che l’impresa deve assumere per formare le competenze. Questo è l’obiettivo di Federmeccanica che ha organizzato oggi un convegno dal titolo “Formare le competenze: il ruolo attivo delle imprese”, per ribadire l’importanza della formazione nel rilancio della crescita della produttività e dello sviluppo del paese. La Federazione ha confermato il proprio impegno a lavorare in sinergia con le istituzioni scolastiche, formative e politiche, sulla scia del protocollo d’intesa sottoscritto con il ministero dell’Istruzione per favorire la costituzione dei Comitati tecnico scientifici, istituiti dalla recente riforma dell’istruzione tecnica.
Nella sua relazione il presidente Ceccardi ha sottolineato la situazione di crisi in cui si trova l’industria metalmeccanica, a fronte di una bassa competitività e di una scarsa crescita della produttività, dovuta anche a una domanda di professionalità tecniche inevasa. Nonostante la crisi, dice il presidente, permane una distanza, pari a 110 mila unità, tra il numero di diplomati tecnici richiesti dalle imprese e il numero che la scuola è in grado di fornire. Ed è proprio il capitale umano, secondo Federmeccanica, a fare la differenza competitiva. Occorre rimettere al centro delle politiche dello sviluppo la formazione tecnica.
Per il presidente Ceccardi sarà fondamentale anche il ruolo delle famiglie, delle quali bisogna riconquistare la fiducia sull’importanza sociale del lavoro industriale.
Nel corso del convegno si è confrontato il sistema italiano con le diverse realtà europee, anche alla luce di una ricerca realizzata dalla Federazione Ceemet, sui tre momenti cruciali dell’apprendimento: la formazione scolastica, l’apprendistato e la formazione continua.
Secondo la Federazione dell’industria metalmeccanica il comitato tecnico scientifico rappresenta il luogo adatto in cui si organizzano iniziative di collaborazione stabile tra le imprese e le scuole attraverso stage, progetti formativi, presenza di esperti aziendali nelle attività di laboratorio.
Altro ruolo fondamentale è stato attribuito all’apprendistato professionalizzante, che, osserva Ceccardi, dovrebe diventare il contratto d’ingresso tipico dei giovani in impresa. E questo anche l’obiettivo dell’accordo tra governo, Regioni e parti sociali siglato a fine ottobre.
Infine c’è l’importanza strategica della formazione continua, da molti, sottolinea il presidente, condivisa sul piano culturale, ma poi non valorizzata attraverso azioni concrete. Rispetto al 74% degli investimenti francesi, l’Italia spende il 32%, ancora troppo poco per Federmeccanica.
Invece le spese per la formazione andrebbero considerate come investimenti strategici, afferma il vicepresidente Fabio Storchi, e per questo dovrebbero essere fiscalmente agevolati. Secondo Storchi però “siamo sulla buona strada” anche se il problema più grande rimangono le famiglie, le prime a demotivare i ragazzi a frequentare scuole tecniche. Bisogna quindi lavorare, a suo giudizio, anche sul sistema dei valori, a cominciare dalle famiglie per finire con le scuole aziendali nelle quali si deve diffondere il valore della condivisione e non della conflittualità.
Francesca Romana Nesci