Nessun pontefice ha posto i temi del lavoro e dell’economia al centro del suo pontificato come ha fatto Papa Francesco. Una sensibilità e un’attenzione che hanno spinto la Chiesa ha organizzare, per la prima volta nella sua storia, un palcoscenico virtuale al quale hanno partecipato oltre duemila economisti e imprenditori under 35 provenienti da tutto il mondo. Era il novembre del 2020, e Assisi, paese di nascita del santo poverello, il luogo scelto per ospitare l’incontro dal titolo The Economy of Francesco.
Alla fine i partecipanti stilarono un elenco di 12 punti, qui sintetizzati: 1) le grandi potenze e le istituzioni economiche-finanziarie rallentino la loro corsa sfrenata in modo da lasciar respirare la Terra; 2)venga attivata una comunione mondiale delle tecnologie più avanzate; 3)la custodia dei beni comuni (specialmente quelli globali quali l’atmosfera, le foreste, gli oceani, le risorse naturali, gli ecosistemi, la biodiversità, le sementi) sia posta al centro delle agende dei governi e degli insegnamenti nelle scuole e nelle università; 4) mai più si usino le ideologie economiche per offendere e scartare i poveri, gli ammalati, le minoranze e gli svantaggiati di ogni tipo; 5) il diritto al lavoro dignitoso per tutti sia riconosciuto con una Carta a livello mondiale; 6) vengano aboliti immediatamente i paradisi fiscali e un nuovo patto sulle tasse sia la prima risposta da fornire nel dopo Covid; 7) si dia vita a nuove istituzioni finanziarie e si riformino in senso democratico e inclusivo quelle già esistenti come la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale; 8) le imprese e le banche introducano nella loro governance un comitato etico indipendente con potere di veto in materia di ambiente, giustizia e impatto sui più poveri; 9) le istituzioni nazionali e internazionali prevedano premi a sostegno degli imprenditori innovatori nell’ambito della sostenibilità ambientale, sociale, spirituale e, non ultima, manageriale; 10) garantire un’ istruzione di qualità per ogni bambina e bambino del mondo; 11) le organizzazioni economiche e le istituzioni civili non si diano pace finché le lavoratrici non abbiano le stesse opportunità dei lavoratori; 12) non tolleriamo più che si sottraggano risorse alla scuola, alla sanità, al nostro presente e futuro per costruire armi e per alimentare le guerre necessarie a venderle.
A distanza di quasi un anno, il Papa partecipò in collegamento alla 109esima Conferenza Internazionale del Lavoro ospitata dall’Ilo (International Labour Office). Nel suo video messaggio il pontefice parlò del ruolo di sindacalisti e imprenditori. I primi, diceva, “sono un’espressione del profilo profetico della società. I sindacati nascono e rinascono ogni volta che, come i profeti biblici, danno voce a quanti non l`hanno, denunciano quelli che ‘venderebbero (…) il povero per un paio di sandali’, come dice il profeta, mettono a nudo i potenti che calpestano i diritti dei lavoratori più vulnerabili, difendono la causa degli stranieri, degli ultimi e dei rifiutati”.
E ancora “i profeti sono sentinelle che vigilano dal loro posto di osservazione. Anche i sindacati devono sorvegliare le mura della città del lavoro, come una guardia che sorveglia e protegge quanti sono dentro la città del lavoro, ma che sorveglia e protegge anche quelli che stanno fuori dalle mura. I sindacati non svolgono la loro funzione fondamentale d`innovazione sociale se tutelano solo i pensionati. Questo va fatto, ma è la metà del vostro lavoro. La vostra vocazione è anche di proteggere quanti ancora non hanno diritti, quanti sono esclusi dal lavoro e che sono esclusi anche dai diritti e dalla democrazia”.
Sulla vocazione degli imprenditori, in quell’occasione Francesco ricordò che è “produrre ricchezza al servizio di tutti. L’attività imprenditoriale è essenzialmente una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti, Dio ci promuove, si aspetta da noi che sviluppiamo le capacità che ci ha dato e ha riempito l’universo di potenzialità. Nei suoi disegni ogni persona è chiamata a promuovere il proprio sviluppo, e questo comprende l’attuazione delle capacità economiche e tecnologiche per far crescere i beni e aumentare la ricchezza. Tuttavia, in ogni caso, queste capacità degli imprenditori, che sono un dono di Dio, dovrebbero essere orientate chiaramente al progresso delle altre persone e al superamento della miseria, specialmente attraverso la creazione di opportunità di lavoro diversificate. Sempre, insieme al diritto di proprietà privata, c’è il prioritario e precedente diritto della subordinazione di ogni proprietà privata alla destinazione universale dei beni della terra e, pertanto, il diritto di tutti al loro uso’”.
TN