Nel quarto trimestre dello scorso anno, gli occupati sono saliti a quota 24.037.000, con un ulteriore aumento a gennaio, che porta il totale a 24.222.000 unità. Si tratta di quasi un milione di occupati in più rispetto al periodo pre-Covid. È quanto evidenzia il nuovo Report Lavoro della Cisl.
In parallelo, cala la quota di lavoro a termine: dal picco del 17,4% nel secondo trimestre 2022, oggi la percentuale è scesa sotto il 15%. I lavoratori a termine sono diminuiti di 539.000 unità (da 3.185.000 a 2.646.000), mentre l`occupazione complessiva è cresciuta di 784.000 unità nello stesso arco temporale.
“Questi dati dimostrano che l`occupazione non solo cresce, ma migliora anche in termini di stabilità – commenta il segretario confederale della Cisl, Mattia Pirulli -. È una tendenza positiva che va riconosciuta, ma non ci si può fermare qui: la vera urgenza è affrontare il tema dell`inattività, soprattutto tra giovani e donne, e le difficoltà strutturali del nostro sistema produttivo”.
Pirulli sottolinea come le principali criticità del mercato del lavoro italiano non derivino tanto dalla normativa sulla temporaneità, quanto da fattori di lungo periodo: “troppi giovani tra i 25 e i 34 anni restano fuori dal lavoro perché non hanno qualifiche adeguate. Le donne, invece, si scontrano con la gestione dei carichi familiari e servizi insufficienti, che rendono sconveniente la scelta di lavorare. E intanto le imprese segnalano che una assunzione su due è difficile da realizzare per mancanza di candidati”.
“Se non coinvolgiamo pienamente donne e giovani nel mondo del lavoro – conclude Pirulli – mettiamo a rischio la crescita del Paese. Non è più solo un problema sociale: è un freno concreto allo sviluppo economico e alla competitività delle nostre imprese”.