La scorsa settimana sono partite le trattative tra le delegazioni di Assotelecomunicazioni-Asstel, che rappresenta nel Sistema Confindustria tutta la filiera delle TLC, e le organizzazioni sindacali di settore Slc-Cgil, FisTel-Cisl, Uilcom-Uil per il rinnovo del contratto collettivo delle Telecomunicazioni, scaduto il 31 dicembre 2014 e che riguarda complessivamente circa 130.000 addetti. Le parti si sono date appuntamento per proseguire il confronto il prossimo 23 settembre. Il diario del lavoro ha intervistato il direttore di Assotelecomunicazioni-Asstel, Laura di Raimondo in merito alla discussione con i sindacati e al contratto nazionale.
Quali sono stati i temi affrontati durante il tavolo delle trattative da Asstel?
All’apertura del tavolo negoziale, avvenuta il 6 luglio 2016, Asstel ha illustrato la situazione della filiera, sottolineando come dopo anni di calo, il mercato delle Tlc abbia registrato nel 2015 una stabilizzazione dei ricavi, mentre rimangono ancora molto forti le criticità determinate da quanto accaduto negli ultimi 7 anni, che hanno fatto perdere alla filiera quasi 11 miliardi di euro dal 2008. Nonostante ciò, le Aziende della filiera delle Tlc hanno continuato a mantenere alto il livello degli investimenti richiesti, dimostrando di avere le potenzialità per agire da motore per la crescita economica del Paese. Nell’ambito dell’incontro sono stati descritti tutti i dati relativi allo scenario del Settore.
Quali sono gli obiettivi che vuole raggiungere Asstel attraverso il tavolo delle trattative con i sindacati?
In questo quadro estremamente delicato sarà fondamentale sostenere la trasformazione anche della contrattazione, che basata rigorosamente su due livelli, quello Nazionale e quello aziendale, dovrà essere reattiva e pronta alla sfida dell’innovazione, valorizzando e implementando un modello di relazioni industriali partecipativo ed evoluto. Dobbiamo investire sule relazioni industriali per costruire un modello che traguardi le sfide che abbiamo all’orizzonte. Solo spostando il baricentro sempre di più sulla contrattazione aziendale virtuosa, sarà possibile consentire alla filiera di raggiungere maggiori livelli di produttività, competitività, efficienza e qualità. Collegando la distribuzione della ricchezza, se e dove viene prodotta, al miglioramento dell’andamento aziendale, ne beneficeranno le condizioni di lavoro, anche attraverso la diffusione del welfare e di misure di Work-life Balance.
Le aziende italiane hanno imboccato la strada verso la digitalizzazione dei servizi e dell’industria. Questo processo comporterà una revisione dell’organizzazione del lavoro nel settore Tlc?
La situazione descritta richiede una riflessione considerando la necessità della filiera di generare innovazione in un contesto sempre più competitivo. La Digital Transformation è ormai pervasiva sia a livello di settori sia di ruoli aziendali coinvolti; impone, quindi, a ogni funzione aziendale di ripensare processi organizzativi, servizi e introdurre nuove competenze e figure professionali che siano in grado di interpretare al meglio le nuove opportunità e condurre il cambiamento. Le nuove competenze riguardano sia le digital soft skill (cioè competenze di tipo relazionale e comportamentale che consentono alle persone di utilizzare efficacemente i nuovi strumenti digitali per migliorare la produttività e la qualità delle attività lavorative svolte), sia competenze specifiche. Le digital soft skill riguardano, ad esempio, la condivisione di conoscenze, la comunicazione attraverso strumenti digitali, l’attenzione alla protezione dei dati aziendali sensibili e la consapevolezza del corretto utilizzo degli strumenti digitali per il rispetto del work-life balance.
Che ruolo ha la contrattazione nel processo di innovazione?
Il digitale è destinato a produrre un cambiamento nel concetto di lavoro, spingendoci a trovare nuovi equilibri fra l’occupazione, l’occupabilità delle persone, la creazione e la ridistribuzione della ricchezza, l’inclusione economica e sociale. E’ il momento topico in cui si misurerà il grado di maturità del sistema di relazioni industriali della filiera e la nostra capacità di affrontare le sfide del momento e cogliere il cambiamento come un’ opportunità per tutti. Questo auspicio si fonda sulla consapevolezza del lavoro svolto, in particolare in questo ultimo anno, che ci ha consentito di raggiungere importanti risultati che hanno rafforzato il nostro ruolo di rappresentanza.
Quali sono questi risultati raggiunti nell’ultimo anno?
Mi riferisco a all’accordo del 30 maggio con cui abbiamo disciplinato la gestione dei rapporti di lavoro nei cambi di appalto per le attività di call center (che forma parte integrante del presente negoziato, con tutta la sua rilevanza) e, da ultimo all’accordo, collettivo sulle collaborazioni svolte in modalità outbound.
Che ruolo intende dare alle relazioni industriali nel settore?
Asstel intende assicurare un governo forte delle relazioni industriali e condividere valori e metodi per sviluppare l’innovazione anche nella contrattazione che dovrà essere reattiva e pronta ad approcciare la sfida dell’innovazione. Nel partire da questo schema che vede coinvolte necessariamente le Organizzazioni Sindacali, l’altro obiettivo di pari importanza è quello di valorizzare e implementare un modello di Relazioni Industriali partecipativo ed evoluto. In queso senso riteniamo necessario promuovere un cambio di paradigma, che consenta il raggiungimento di maggiori livelli di produttività, competitività, efficienza e qualità e di un nuovo punto di equilibrio da perseguire attraverso l’individuazione di soluzioni innovative capaci di realizzare una convergenza sempre più evoluta, che possano tenere conto anche delle possibilità offerte dalle recenti riforme legislative in tema di Welfare.
Nell’ultimo anno ci sono state differenti problematiche nel settore soprattutto per quanto riguarda i call center. Come intendete affrontare la questione?
In questa fase dobbiamo investire sulle Relazioni Industriali per essere riconosciuti come gli unici interlocutori autorevoli nei confronti delle istituzioni per la promozione della “buona occupazione” e salvaguardia della “buona imprenditoria” e per contrastare i tentativi di “dumping” contrattuale che provano a minare il valore della nostra filiera. Per fare questo, dobbiamo pensare al settore avendo cura di analizzarne le dinamiche occupazionali e le evoluzioni organizzative che diventano necessarie per rendere le aziende competitive rispetto ad un business molto dinamico. L’evoluzione digitale pone con sempre maggiore attualità il tema di quali fabbisogni occupazionali ha la filiera per continuare ad essere protagonista nel mercato di riferimento, quindi diventa importante affrontare il tema della indispensabile evoluzione professionale.
Quali sono gli strumenti che intendete addottare a tal fine?
Per poter affrontare il cambiamento è importante trovare regole e metodologie che agevolino il confronto sindacale senza pregiudizi o condizionamenti, attuando un modello più evoluto di relazione. Abbiamo la necessità di costruire insieme un modello che traguardi le sfide che abbiamo all’orizzonte, nel quale le Relazioni Industriali, nell’ambito di propria competenza, siano sempre di più un fattore di competitività, avendo come obiettivo quello di spostare il baricentro della contrattazione dal livello nazionale a quello aziendale, per consentire, sempre in un quadro di regole generali – che passano dal recepimento integrale delle previsioni del TU sulla rappresentanza all’interno del nostro contratto nazionale – una più efficace adattabilità alle diverse realtà industriali. Questo perché la contrattazione aziendale rappresenterà sempre di più il livello più efficiente per puntare al rafforzamento e al miglioramento delle condizioni di lavoro, alla crescita della competitività e della produttività nonché alla diffusione del Welfare.
E’ possibile affermare che si sta tracciando la strada per un nuovo modello di relazioni industriali?
Vale la pena di ricordare che il contatto collettivo nazionale delle telecomunicazioni è un contratto giovane con una storia molto recente, essendo stato stipulato nel 2000, a seguito della liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni e dell’ingresso sul mercato dei nuovi operatori. Il contratto ha progressivamente assunto il ruolo di riferimento per le imprese dell’intera filiera: fornitori di infrastrutture di rete, fornitori di apparati e servizi di rete, fornitori di software, operatori di telecomunicazioni, aziende di call center, fornitori di contenuti. Il Ccnl Tlc si è sempre connotato per la ricerca di soluzioni innovative, equilibrate e coerenti con la natura del servizio prestato dalle imprese della filiera che lo applicano. Siamo consapevoli che stiamo spostando in avanti la frontiera del nostro modello di relazioni industriali, ma dobbiamo continuare su questa strada, anzi, migliorarci, tenendo anche conto dello scenario che si prospetta.
Come proseguira il tavolo delle trattative?
Per noi l’incontro del 6 luglio, che ha avviato il percorso negoziale, è un passaggio chiave che impronterà le relazioni nel breve/medio periodo. Noi, intendiamo proseguire una discussione leale che favorisca un corretto sviluppo del confronto e rafforzi il modello che con tenacia stiamo costruendo per fare fronte alle grandi criticità che stanno attraversando la filiera. Vogliamo, infatti, portare avanti con decisione, determinatezza e coerenza un percorso operativo costruito all’interno di una cornice di valori: libero mercato, sostegno della buona imprenditoria e della buona occupazione, innovatività, creatività, visione di lungo periodo, pragmatismo. Per questo vorremmo che il contratto collettivo possa trasformarsi in una sede dinamica di relazioni e di progettualità piuttosto che continuare ad essere un contenitore statico di norme. Per essere funzionale a tale obiettivo questo confronto, come più in generale il nostro modello di relazioni industriali, dovrà essere orientato a lavorare “per” e non “contro” con determinazione e coraggio, privilegiando un sistema partecipativo che abbia la finalità di favorire relazioni in grado di cogliere, con velocità e capacità di intervento, le esigenze di competitività e produttività rappresentate dalle aziende per la crescita complessiva del paese coniugandole con le esigenze dei lavoratori. Nuove Relazioni Industriali: una collaborazione per creare valore condiviso. Consideriamo il confronto come l’unica via per raggiungere il migliore accordo possibile. Questo è il compito che ci aspetta, la sfida che abbiamo davanti a noi.
Alessia Pontoriero