Pochi giorni fa è stato approvato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il regolamento attuativo che rende operativo l’accordo del 31 maggio sulla rappresentanza sindacale: un passaggio importante per la Cgil, che di questo discuterà nel prossimo direttivo convocato per il 17 gennaio. Su questi temi è intervenuta questa mattina a Radioarticolo1, nel corso della trasmissione “Italia Parla”, Elena Lattuada, segretaria confederale della Cgil. “È stato un percorso molto complicato e difficile – ha detto –, perché il passaggio dai princìpi alla definizione delle regole non è mai semplice”.
“Oggi siamo di fronte a un testo che noi continuiamo a chiamare regolamento perché è con questo spirito che si è lavorato. Si rende finalmente concreto l’esercizio dell’esigibilità degli accordi e dei contratti, intendendo per questo il fatto che un contratto nazionale per essere valido deve essere sottoscritto almeno dal 50 per cento più uno delle organizzazioni sindacali certificate; inoltre, il testo deve essere votato dalla maggioranza dei lavoratori. Solo con queste due condizioni il contratto è esigibile e quindi applicabile non solo all’insieme dei lavoratori, ma anche all’insieme delle imprese”. Per la prima volta, spiega la sindacalista, “le imprese sono vincolate al rispetto dell’accordo sottoscritto”.
Importante anche, sempre in riferimento ai principi sanciti dall’accordo del 31 maggio, la modalità di elezioni delle Rsu. “Sparisce – ha rivendicato Lattuada – la quota di 1/3 riservata alle organizzazioni sindacali. In questo modo, la Rsu è l’espressione diretta del voto proporzionale sulle liste dei lavoratori e delle lavoratrici”. Insomma, l’accordo sancisce “le Rsu come le uniche agenti contrattuali all’interno della singola impresa”.
Tra i meriti dell’accordo e del relativo regolamento c’è, per la dirigente Cgil, quello di rendere universali regole, norme e tutele previste dai contratti di lavoro. In fondo, ha aggiunto la segreteria confederale, pur in mancanza di una legge sulla rappresentanza, siamo nella direzione dell’erga omnes come stabilito dall’articolo 39 della Costituzione. “Naturalmente, questo accordo vogliamo allargarlo a tutte le altre imprese, ma nulla esclude che il Parlamento decida per una legge sulla rappresentanza. Con l’accordo noi offriamo una chiave di lettura, una chiave possibile per la regolazione di quali sono le modalità con cui si costruiscono piattaforme e accordi, come si applicano e come si rendono esigibili che potrebbe essere, appunto, utile per una legge in materia”.
Tra i temi caldi, e sui quali la Fiom ha espresso delle riserve c’è quello della esigibilità degli accordi siglati. “È chiaro che una volta votati dalla maggioranza dei lavoratori e approvati dal 50% più uno delle organizzazioni sindacali, gli accordi hanno una validità erga omnes. Saranno però i singoli contratti collettivi nazionali di lavoro, non il regolamento, che dovranno definire le eventuali sanzioni”. “Vorrei però ricordare – ha puntualizzato la dirigente Cgil – che quelle sanzioni non riguardano i lavoratori ma le organizzazioni sindacali. Quindi non c’è nessun pregiudizio e nessuna messa in discussione dei diritti fondamentali. Ad esempio non entrano in gioco né lo Statuto dei lavoratori né l’esercizio dei poteri derivati dallo Statuto stesso, anche in materia di permessi sindacali. Oltretutto, sono previste sanzioni di carattere pecuniario nei confronti delle imprese che non dovessero applicare il contratto collettivo nazionale di lavoro, e vorrei sottolineare che questo è davvero la prima volta che accade”.
Quanto all’arbitrato interconfederale, criticato ancora dalla Fiom, le polemiche per Lattuada non hanno ragion d’essere: si tratta, infatti, di misure transitorie che riguardano eventuali controversie in merito all’accordo e al suo regolamento, in attesa che “i singoli contratti collettivi nazionali regolino questa materia. Non c’è nessuna volontà di imporre comportamenti o regole”.