Carlo Dell’Aringa – commissario straordinario Isfol
Marco affrontava i problemi del lavoro in modo preciso e puntuale, ma anche con quella passione che talvolta si osserva solo nei giovani ricercatori.
Elaborava idee per il gusto di trovare soluzioni, e possibilmente soluzioni originali. E quando le trovava, le sposava e le difendeva strenuamente. In genere si trattava di idee giuste. Pur non coltivando la stessa disciplina, le apprezzavo e le condividevo.
Marco riteneva fosse importante guardare all’esperienza degli altri Paesi; riteneva ci fosse molto da imparare nel guardare soprattutto alle esperienze dei paesi anglosassoni, così come fanno spesso gli economisti, più che i giuristi. Marco era profondo conoscitore del mondo della ricerca svolta nel campo delle relazioni industriali. E’ stato Presidente dell’AISRI (Associazione Italiana di Studio delle Relazioni Industriali) ed è stato anche membro del Comitato Esecutivo dell’Associazione Internazionale di Relazioni Industriali. Aveva una vasta rete di conoscenze presso le Università straniere, negli organismi internazionali, presso la Comunità Europea, e questa rete gli serviva come fonte di idee o, in ogni caso, come sede di un confronto. Ha dato un contributo fondamentale alla “sprovincializzazione” del dibattito sulla legislazione del lavoro. Riconosceva, come molti ormai, che i cambiamenti rapidi e pervasivi che il mondo del lavoro sta subendo, richiedono un altrettanto rapido e fondamentale aggiornamento delle norme che regolano le condizioni e i comportamenti degli attori nel mercato del lavoro.
Occorreva, secondo Marco, far diventare “adulto” il diritto del lavoro italiano, puntando molto sulle cosiddette “Soft Laws”, vale a dire sulle norme leggere, le norme “cornice” che, una volta garantiti i diritti individuali fondamentali (diritto di associazione, diritto di non discriminazione, ect.) permettono alle parti, nel contratto di lavoro oppure nelle relazioni sindacali, di trovare l’accordo migliore, quello che soddisfa meglio le esigenze, le aspettative, le preferenze delle parti stesse. Non trascurava il fatto che il lavoratore potesse trovarsi, in molte circostanze, come la parte “più debole” all’interno del rapporto di lavoro. Ma Marco, come un numero crescente di studiosi, era ormai convinto che le garanzie e le protezioni andassero gradualmente spostate dal “posto” di lavoro alla presenza del lavoratore nel “mercato” del lavoro. Di qui la necessità di avere anche nel nostro Paese politiche attive del lavoro, vale a dire politiche in favore della “Occupabilità”, come suggerisce la stessa Comunità Europea.
Marco rappresentava le idee riformiste più aggiornate e le sapeva difendere con argomenti convincenti e con una documentazione ricca.Per questo era molto ascoltato.
Per questo lo hanno fatto tacere.