Dalla facciata della casa comunale di Rodi Garganico, in provincia di Foggia, è stata rimossa una lapide dedicata a Giuseppe Di Vittorio, il grande sindacalista che viene generalmente considerato come il padre della attuale Cgil.
La rimozione della lapide è stata inizialmente denunciata, con un post su Facebook, da Elena Gentile, europarlamentare del Pd, secondo cui “il sindaco Carmine d’Anelli, rieletto nella tornata di tre giorni fa, come primo atto ha tolto” dal municipio una targa commemorativa “dedicata a Giuseppe Di Vittorio”. La rimozione è stata poi stigmatizzata da un comunicato della Cgil di Foggia. Nel comunicato si afferma che “ci spiace” di dovere constatare che qualcuno, un “qualcuno che indossa una fascia tricolore in rappresentanza dei cittadini tutti”, possa “pensare a Di Vittorio, a una targa in suo onore”, come a “un impiccio di cui disfarsi”. Secondo la Cgil di Foggia, questo atto “rappresenta uno sfregio alla storia dell’Italia, di questa provincia, di milioni di lavoratori che, grazie alle lotte di Di Vittorio, si sono affrancati dalla fame e dalla schiavitù”.
Come è noto, Giuseppe Di Vittorio nacque da una famiglia di braccianti agricoli, nel 1892, proprio in provincia di Foggia, e precisamente a Cerignola. Dopo aver fatto le sue prime esperienze di sindacalista capeggiando le lotte dei braccianti nella Capitanata, fu costretto all’esilio negli anni della dittatura fascista. Nel 1944, nella Roma occupata dalle truppe naziste, fu tra i firmatari del Patto di Roma con cui i partiti antifascisti rifondarono la Confederazione generale italiana del lavoro. Dopo di ciò, Di Vittorio fu segretario generale della Cgil anche dopo la scissione del 1948 e mantenne tale ruolo fino alla morte, avvenuta improvvisamente, quanto prematuramente, a Lecco, nel 1957.
L’anno dopo, ovvero nel 1958, a Rodi Garganico la Federbraccianti, il sindacato Cgil dei lavoratori agricoli, volle ricordarlo con una lapide apposta, inizialmente, su una sede dell’allora Pci. Nel 2014 la targa fu collocata fuori dalla sede del Municipio dall’Amministrazione comunale allora in carica.
“Il 3 novembre prossimo – specifica il comunicato Cgil – saranno passati 60 anni dalla scomparsa del padre del sindacalismo italiano.” E il 21 giugno, ricorda ancora il comunicato, con un convegno che si terrà presso il Senato, saranno aperte ufficialmente le celebrazioni del sessantesimo anniversario della sua morte. Per la Cgil di Foggia è dunque tanto più grave che, in prossimità di questo appuntamento, ci sia chi “pur rappresentando un’Istituzione” abbia pensato di “rimuovere dalla facciata della casa comunale una lapide in memoria di colui che è stato uno dei padri costituenti italiani”. Tra le cose più importanti fatte da Di Vittorio nella sua intensa vita, ci fu infatti anche la sua partecipazione, con un ruolo di primo piano, alla Assemblea Costituente.
A quanto si comprende, la lapide commemorativa della figura di Di Vittorio è caduta adesso vittima di lotte in corso fra gruppi politici contrapposti a livello locale, uno dei quali è guidato dal sindaco d’Anelli, già eletto nel 2002 con la Casa delle libertà e successivamente con una lista civica. Ora che in occasione di elezioni amministrative si aprano conflitti fra raggruppamenti locali che non seguono necessariamente gli schieramenti politici nazionali, è cosa nota. Sarebbe bene, però, che tali conflitti non travolgessero simboli storici il cui valore va oltre quello di singole posizioni politiche attuali o del passato.
F.L.