Oggi, sulla bacheca di un’amica, che aveva fatto un post in cui esprimeva, ragionevolmente, dissenso sulla ricandidatura di Emiliano, mi sono imbattuto in un ennesimo commento della serie “e allora, i marò?”. Solo che, come succede spesso, era un “e allora Renzi?”.
Io trovo incredibile come Renzi – che perde consensi, più o meno allo stesso ritmo al quale li perde il Pd – sia diventato un’autentica ragione di vita per gli anti-renziani. Ogni cosa è riferita a Renzi. Tutto è motivato da Renzi. Per loro Renzi è il radiatore da cui promana la seduzione del male. In qualsiasi caso.
Emiliano è un magistrato in aspettativa, con storiche frequentazioni di destra – fin dai bei tempi in cui era un assiduo della Fondazione Tatarella -, che pratica politiche di stampo acrobatico-grillino, che non ha saputo arrestare la xylella, che non vuole il gas ma vuole decarbonizzare. Che non si capisce proprio cosa possa avere a che fare con il Pd. Ma il problema è Renzi.
I grillini ci vendono alla Cina e Salvini alla Russia. Ma il problema è Renzi.
La qualsiasi. Ma il problema è Renzi.
Il Pd è al Governo perché Renzi fece la mossa ad agosto. Ma il problema è Renzi.
Come se Renzi fosse spuntato da sotto un cavolo e non fosse il prodotto di ciò che lo ha preceduto. Come sa la “scalabilità” del Pd l’avesse inventata lui e non i geni che ne scrissero lo Statuto.
Io mi sento all’opposizione di questa maggioranza, che ha tagliato il rapporto di rappresentanza e il valore del voto di ciascuno di noi, dicendo che tagliava i costi della politica (se prendessimo il Mes guadagneremmo – spiega Cottarelli – circa 90 volte il risparmio dovuto al taglio dei parlamentari); che ha sancito l’abolizione della prescrizione e non ha sfiorato neanche con un dito la riforma della giustizia (e intanto, la magistratura manda in scena la “notte dei lunghi coltelli” tutti i giorni, ma tutti zitti che i giudici chi li può toccare?); che mantiene i decreti sicurezza di Salvini; che ci impone di votare alle regionali e al referendum sul taglio di cui sopra a settembre, dopo una campagna elettorale “balneare”, con le scuole appena, non si sa come, riaperte; che, oggi, si è fatta tirare in faccia dai presidenti delle Regioni le “linee guida” proprio sulla riapertura delle scuole perché “irricevibili”. Che, nonostante i risultati pietosi e iniqui, mantiene finestra 100 e il reddito di fuffa (vedi, a proposito, la Relazione della procuratrice generale della Corte dei Conti), con l’inutile, mostruosa spesa connessa, invece di mettere in pratica politiche del lavoro e previdenziali che abbiano un minimo di senso. Che ha buttato dieci giorni negli Stati Generali del Casalino, invece di mettere su i piani per rispondere alle domande che ci ha fatto la UE per erogarci i prestiti del Recovery Fund, tanto di tempo ne abbiamo, come no. E mi fermo qui, anche se potrei andare avanti un bel po’.
E, di quella maggioranza, Renzi fa parte quanto il Pd, Leu e i cinquestelle. Quattro partiti che, oggi, non potrei proprio votare (i cinquestelle mai, in nessun caso, dato che odiano la democrazia parlamentare, la libertà di stampa, i diritti civili e sono strutturalmente fascisti, anche se qualcuno li inquadra, non si sa come, nel centrosinistra – assai più di Renzi, ça va sans dire).
Ma per tanti, Renzi resta il centro dell’universo, il motore di ogni cosa. L’anti-renziano è divenuto una categoria dello spirito, un po’ hollywoodiana, per la quale l’omino di Rignano è un Darth Vader che, da solo, impedisce alla Forza di trionfare nei cieli e sulla Terra. L’anti-renziano, insomma, non può vivere senza Renzi.
E, alla fine, ci sta al governo. E vota le stesse cose.
All’anti-renziano va bene così.
Vittorio Liuzzi