Sulla politica, non mi viene in mente niente. Solo prendendo in prestito la frase che Karl Kraus riservava ad Hitler, si riesce a esprimere lo sgomento per la ridicola pericolosità del futuro collettivo. Certo, le prospettive non sono tragiche come quelle che animavano i caustici incubi dello scrittore austriaco, almeno lo speriamo, ma lo sconcerto è simile. Di fronte alla feroce stupidità dei tanti proclami che inquinano l’etere e alle scellerate scelte che ipotecano il domani, “il cervello si considera incapace di qualsivoglia pensiero”.
Gli inglesi hanno deciso di uscire dall’Europa. L’Unione diventa ancora più debole, la sua costruzione non è stata completata così come speravano i padri fondatori, le comuni regole economiche, prive dell’indispensabile collante sociale, possono saltare da un momento all’altro sotto i colpi di maglio delle grandi potenze e delle multinazionali. La Germania senza Angela Merkel rischia di essere risucchiata nel suo atavico nazionalismo. La Francia brucia proprio nel fuoco di quelle passioni deboli che Emanuel Macron voleva esorcizzare. La campana dell’indipendentismo catalano scuote la passionale ed incerta Spagna. Negli Stati Uniti, il tentativo di impeachment difficilmente fermerà Donald Trump che potrebbe tranquillamente essere rieletto.
La recente, l’ennesima, conferenza sul clima, è stata un altro fallimento. Greta Thunberg, poverina, ha accentuato la smorfia di disgusto. Ha ragione il Papa quando dice che la terza guerra mondiale è già in corso?
L’umanità rischia di sbattere di nuovo il suo brutto muso contro il muro della protervia. Forse saranno le donne e i ragazzi a salvarla, pur se non lo merita. O anche questo è solo un ingenuo sogno di imbelli coscienze abbarbicate ai cascami dell’illuminismo.
In Italia le sardine sono una luce nel buio delle proposte. Riempiono le piazze e i cuori della sinistra. Ma sono uno stato d’animo più che un’alternativa. Se prevarrà la tentazione di trasformarsi in una forza politica, saranno pescate dalla rete del già visto. Nel 1933, lo stesso anno durante il quale Kraus vergava “La terza notte di Valpurga”, Carlo Rosselli ammoniva i dirigenti di Giustizia e Libertà a non farsi prendere la mano dal “feticcio del partito”: “Non bisogna sognare l’alba in piena notte”. Il fascismo trionfava e il propugnatore del socialismo liberale invitava a muovere i mille fili di un’organizzazione viva, capace di farsi i muscoli e le ossa, di attirare “la linfa della vita italiana, i migliori elementi, i giovani”, “non in nome di un passato definitivamente morto, e neppure in nome di una parte politica rigidamente delimitata, ma in nome di un avvenire i cui elementi formativi cerca di sviluppare in sé e attorno a sé”.
A questo siamo. E allora poco conta chi vincerà il 26 gennaio le elezioni in Emilia-Romagna. Se il governatore Stefano Bonaccini sarà riconfermato, vorrà dire che ha fatto bene il proprio lavoro, l’attuale governo potrà tirare un sospiro di sollievo e andare avanti nel suo stentato e patetico cammino. Altrimenti l’ultima regione rossa si tingerà di verde e bisognerà ammettere che la nuova destra è la forza egemone in tutto il Paese. La democrazia funziona così, dà la possibilità di scegliere i propri carnefici.
Il compito di chi vorrebbe un mondo migliore, ammesso che sia ancora possibile, resta di lunga lena.
A proposito, l’anno che verrà, sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno. Si farà l’amore, ognuno come gli va, e anche i preti potranno sposarsi, ma soltanto ad una certa età.
Auguri a tutti.
Marco Cianca