“Non abbiamo nessun bisogno di tornare alle correnti o alle componenti del passato, è un mondo che non c’è più. Se qui qualcuno si sente ‘’landiniano’’, ‘’colliano’’ o ‘’camussiano’’, sappia che è una malattia che va curata subito”. Così Maurizio Landini, nel suo discorso di investitura prima del voto che lo eleggerà leader della Cgil, mette in chiaro un messaggio diretto all’interno dell’organizzazione: i congressi, afferma, si sono conclusi unitariamente a tutti i livelli, e questa unità va difesa e conservata anche dopo, nella gestione quotidiana dell’organizzazione. Dunque, unita’, ma anche lealta’ da parte del gruppo dirigente, a tutti i livelli, nei confronti del nuovo leader. Che si dichiara, stasera, ”innamorato della Cgil”. .
‘’La pluralità è una ricchezza’’, afferma Landini, ma anche lo è l’unità: “abbiamo sempre detto che il segretario eletto sarà il segretario di tutti, ma questo vale anche per chiunque fa parte della Cgil: tutti, ogni dirigente, dovrà essere ‘’di tutti’’. Questa e’ la base necessaria a perseguire gli obiettivi, ambiziosi, che la Cgil si pone. Primo tra tutti, quello dell’unità sindacale fra le tre confederazioni, creando un nuovo sindacato confederale unitario, proposta che lo stesso Landini aveva avanzato, per primo, già diversi mesi fa e che oggi è diventata il leit motiv del Congresso di Bari, riscuotendo anche l’assenso di Cisl e Uil.
“Se attraverso il voto segreto che siete chiamati ad esercitare mi darete la vostra fiducia, questo per me significherà prima di tutto un vincolo e un mandato preciso: quello di guidare una Cgil unitaria di dare continuità alle scelte che abbiamo fatto in questi anni e al metodo democratico e partecipativo”. Continuità, si, ma anche un progetto di rinnovamento, cambiando, precisa Landini, sia le politiche contrattuali sia la stessa organizzazione: “Il mandato che tutti noi riceviamo da questo congresso è di realizzare con coerenza un progetto di rinnovamento delle nostre politiche contrattuali che richiede necessariamente per realizzarsi anche un cambiamento della nostra organizzazione. Una vera contrattazione inclusiva e sociale nei luoghi di lavoro nel territorio capace di misurarsi con le profonde trasformazioni che sono in atto e che coinvolgono tutti i domini dell’economia e della società”.
Per Landini vanno ripensate le “soluzioni organizzative, il ruolo delle camere del Lavoro, i perimetri contrattuali, il ruolo delle Rsu, i rapporti tra le categorie”. Servono poi “nuove politiche contrattuali che partano dai luoghi di lavoro, dalle filiere produttive”. Perché “senza produrre dei cambiamenti e conquistare nuovi diritti molto probabilmente non riusciamo a ricostruire quella capacità contrattuale, né una reale unità sociale del mondo del lavoro”. Per questo, ci sarà “un momento specifico di discussione, sui nostri modelli organizzativi e anche sulle nostre politiche contrattuali, da organizzare nel corso del 2020”.
L’obiettivo è “ripartire dal basso”, per costruire “una nuova pratica e una nuova cultura sindacale unitaria”,. “Non sarà semplice, né scontato”, per questo la Cgil ha bisogno “delle intelligenze, del pensiero critico e della lealtà di tutti”. Questa dev’essere la cifra dei comportamenti, per garantire il pluralismo e il diritto-dovere di esprimere il proprio pensiero, sempre”. Sarà questo “uno degli impegni prioritari del mandato congressuale” del nuovo leader, ma deve interessare anche il gruppo dirigente “ad ogni livello”.
“So di avere di fronte un compito difficile – ha concluso – però posso assicurare che ci metterò tutto me stesso, con lealtà sincerità e testardaggine. E so di poter contare su una bella organizzazione di uomini e di donne pronti a tutto per battersi sempre in ogni luogo per affermare la giustizia sociale. È questa la Cgil che mi ha fatto innamorare”.
Intanto, un primo obiettivo sarà quello di riempire la piazza di Roma il 9 febbraio, per la manifestazione unitaria contro il governo; sul quale, peraltro, anche oggi, Landini ha ribadito il proprio giudizio totalmente negativo, in particolare sulla manovra economica e sulla gestione dell’immigrazione.
Nunzia Penelope