Emergenza democratica? C’è, e va individuata nell’astensione che ha caratterizzato il voto del 25 settembre. Questo dice Maurizio Landini, leader della Cgil, nel corso dell’assemblea dei delegati di Roma e Lazio, riuniti oggi per mettere a punto anche il percorso che porterà alla manifestazione dell’8 ottobre. Manifestazione organizzata per ricordare, guarda caso, l’attacco fascista alla sede della confederazione. Landini snocciola cifre: 12 milioni di voti presi dal centro destra, 14 dallo schieramento progressista, il che dimostra intanto che la destra non è maggioranza nel paese; ma più di tutto pesano quei 16 milioni di italiani che alle urne non sono andati affatto. “Quando un italiano su tre non va a votare perché non si sente rappresentato c’è un’emergenza”, avverte Landini, che su questo tasto aveva insistito anche nei mesi scorsi, ben prima che il voto del 25 settembre gli desse cosi ampiamente ragione. Colpa anche della legge elettorale orribile, scandisce il leader della Cgil: una legge elettorale ‘’di destra” che tuttavia, rimarca polemicamente, “è stata fatta dal centro sinistra’’.
“Quando un cittadino non può scegliere chi votare, quando può solo mettere una croce sul nome del ‘capo’, e poi sarà il ‘capo’ a decidere chi andrà in parlamento a rappresentare il popolo italiano, è chiaro che si allontanerà dal voto. E questo mette a rischio la tenuta democratica del paese. Se la politica non torna a essere strumento di partecipazione, di decisione e scelte, la democrazia non è in grado di reggere”, insiste Landini. Nei confronti del governo di destra, il più di destra nella storia repubblicana, Landini afferma: “nessuna pregiudiziale, chiediamo in modo esplicito che il nuovo governo apra un confronto vero con le parti sociali prima di prendere decisioni. Noi ci confrontiamo con qualunque governo, e lo giudichiamo sulle scelte”, cosi come “rappresentiamo tutto il lavoro, senza chiedere ai lavoratori cosa votano’”. Anche se poi, rivolgendosi alla platea dei delegati, un po’ scherzando e un po’ no, afferma: “le disgrazie ci arrivano addosso tutte assieme, prima la pandemia, poi la guerra, la crisi energetica, e ora pure un governo di destra’’.
L’incontro con i delegati sindacali di Roma e del Lazio era stato aperto dall’intervento del segretario generale Michele Azzola, che a sua volta ha commentato il voto del 25 settembre: la svolta a destra, ha detto, “è dovuta alle politiche liberiste di questi anni, che hanno causato povertà, precarietà, crollo demografico, aumento degli incidenti sul lavoro, mancanza di prospettive tra i giovani”. L’avvento della destra al governo sarà un terreno nuovo per il sindacato che vi si dovrà confrontare, afferma Azzola: “dovremo fare i conti col rischio di dover scendere in piazza per difendere anche diritti civili che consideravamo acquisiti’’, ma non ci sono dubbi che la Cgil sarà pronta a farlo, afferma.
Una prima piazza, come si diceva, sarà quella dell’8 ottobre, la prima grande manifestazione antifascista dell’era Meloni. Antifascista per un motivo semplice: che sarà la commemorazione del primo anniversario dell’attacco degli estremisti di destra alla sede Cgil di Corso Italia, avvenuto il 9 ottobre 2021. Un anno fa, un millennio fa. Chi non ricorda la grande partecipazione e condanna da parte di tutta la politica a quell’attacco, culminata nella visita affettuosa dell’allora premier Mario Draghi alla Cgil ferita, l’abbraccio con Landini sulla scalinata del palazzo invaso e devastato.
La manifestazione, spiega tuttavia Landini, è stata indetta prima delle elezioni e non è collegata con l’esito del voto che ha premiato la destra. Resta che è la natura stessa dell’iniziativa a caratterizzarla: cosa può esserci di più antifascista che la risposta di piazza a un attacco della destra estrema?
L’8 ottobre, dunque, si celebrerà l’anniversario in modo ben visibile: prima con il corteo e la manifestazione a piazza del Popolo, che non c’è dubbio sarà molto partecipata, poi gli interventi dal palco, e infine su, verso la sede della Cgil, che aprirà le sue porte a tutti coloro che vorranno partecipare. Non ci sarà Draghi, questa volta, ma non sarebbe male se Giorgia Meloni si facesse vedere, o almeno sentire, chissà.
Nunzia Penelope