Nessun ricorso a misure disciplinari di alcun genere, nei confronti di Maurizio Landini o della Fiom: per la Cgil, il pluralismo è un valore assoluto, anche quando ci sono contrasti. E quanto al Consiglio nazionale statutario, non si tratta di un tribunale ma di un organo consultivo a cui la Cgil si rivolge spesso, senza che ne sorgano ”casi politici”. Cosi’ una nota della confederazione interviene nella polemica sulla lettera inviata dal segretario generale Camusso al consiglio, interrogandolo sul diritto di Landini e della Fiom di schierarsi ”contro” la linea decisa dalla maggioranza del direttivo.
Il casus belli, ovviamente, resta sempre lo stesso ovvero l’accordo sulle regole per la rappresentanza firmato da sindacati e Confindustria il 10 gennaio ma ”disconosciuto” dalla Fiom. Di qui, il ricorso di Camusso al consiglio, da piu’ parti interpretato come un vero e proprio atto di guerra contro Landini.
Lo stesso Landini, interpellato al proposito, ha dichiarato: “Se la Cgil” fosse davvero pronta a denunciare la Fiom agli organi di garanzia del sindacato sul tema dell’accordo sulla rappresentanza, come riportano oggi alcune indiscrezioni di stampa, “sarebbe un fatto gravissimo”. Il leader Fiom ha proseguito: “per quello che mi riguarda abbiamo chiesto” alla Cgil “di ottenere che i lavoratori possano votare e decidere sugli accordi. Una richiesta di democrazia minima – spiega il leader Fiom – e se ad una richiesta simile ci fosse una risposta della Cgil di questa natura” attraverso gli organi di garanzia del sindacato “sarebbe un fatto gravissimo”.
Nulla di tutto questo, sostiene invece la nota della Cgil, che testualmente afferma:
“Le nostre priorità sono il lavoro e i diritti. ‘Il lavoro decide il futuro’ questo deve significare. È prioritario che tutta la Cgil abbia la testa, il cuore e la sua grande forza dedicate ad affrontare la crisi economica, sollecitando e conquistando politiche economiche capaci di ridare al Paese competitività e sviluppo, a risolvere al meglio le tante situazioni di crisi aziendale, a evitare i licenziamenti, a supportare le difficoltà economiche di chi è in cassa integrazione, in mobilità o esodato, e cercare in ogni modo di tutelare e, se possibile far avanzare ed estendere, i diritti e la democrazia nei luoghi di lavoro.
‘Il lavoro decide il futuro’, il titolo del XVII Congresso della Cgil, questo vuol significare e a questo il Congresso deve servire: a far sì che il lavoro, i diritti, la democrazia tornino ad essere valori centrali nella vita sindacale e politica di questo nostro Paese. Stupisce quindi che dirigenti autorevoli e pienamente informati si attardino a ipotizzare, dopo le numerose smentite giunte in questi giorni, il ricorso ad azioni disciplinari nei confronti di qualsivoglia categoria o verso il gruppo dirigente che in questo momento le sta guidando.
Per la Cgil – prosegue la nota – il pluralismo delle opinioni è un valore fondativo e insopprimibile e, come tutti ben sanno, il Consiglio nazionale statutario è, per la Cgil, l’equivalente di una suprema corte a cui chiedere l’interpretazione autentica delle norme statutarie, non un organo giudicante. Per altro, in questi mesi e in questi giorni, ad essa si sono rivolti dirigenti e iscritti che l’hanno interrogata su quesiti che interessano la vita interna del sindacato, comportamenti di singoli dirigenti, senza che alcuno si sia mai sentito vittima di un complotto ordito alle sue spalle. Il Congresso della Cgil è un momento più alto di democrazia e di coinvolgimento dei lavoratori all’interno della Cgil. Tutti gli iscritti all’organizzazione hanno il diritto e la possibilità di esprimersi sulla futura linea politica del sindacato e, come deciso dal comitato direttivo della Cgil del 17 gennaio scorso, lo faranno con il loro voto anche sul regolamento attuativo, del 10 gennaio 2014, degli accordi sulla democrazia e rappresentanza sui luoghi di lavoro (28 giugno 2011 e del 31 maggio 2013).
N.P.