Agosto è come il foro romano. Una chiesa costruita sopra un tempio. Il cattolicesimo e il paganesimo. Il nome del mese richiama Ottaviano, il primo imperatore. Ma anche Agostino, il santo di Ippona. Il 15 è l’Assunzione di Maria ma le Ferie sono quelle istituite proprio da Augusto che però l’aveva fissate per il primo. Il segno zodiacale è il leone, simbolo di forza e di regalità ma anche emblema dell’evangelista Marco. E il sole unisce il proprio nome a quello del potente animale. Sacro e profano, mito e storia, astrologia e abitudini, clima e superstizioni. Un impasto di credenze e di calendario che segna questi 31 giorni come un ponte sospeso tra due metà dell’anno.
La Rivoluzione Francese aveva provato a spezzarlo e a legarlo al mese precedente e a quello seguente: Termidòro, il dono del caldo, dal 19 luglio fino al 17, e Fruttidòro, la maturazione, dal 18 al 16 settembre. Per Cesare Pavese costituiva un periodo di infuocato travaglio, una ricorrente prova da superare nel difficile mestiere di vivere. Lo ha citato nel titolo di uno dei suoi romanzi ma non è riuscito ad esorcizzare l’ardente demone e proprio nel declinare di questo periodo, diventato per lui insopportabile, ha messo la parola fine al dolore dell’inquietudine.
Il 6 e il 9 agosto del 1945 il mondo conobbe l’orrore nucleare. Due nomi ironici, la bomba Little Boy su Hiroshima e quella Fat Man su Nagasaki, sono incisi come una piaga biblica sulla pelle dell’umanità. Il fungo atomico divenne il simbolo della possibile fine del mondo, non più profezia millenaristica ma figlia indesiderata del progresso scientifico.
Il 2 agosto del 1980 la strage alla stazione di Bologna spezzò l’Italia in due ma le trame dei neofascisti e della P2 non riuscirono a piegare le istituzioni democratiche. Un altro agosto orrifico fu quello del 2018, quando il crollo del ponte di Genova seppellì la spensieratezza dell’esodo.
L’anno successivo, sempre negli stessi torridi giorni, la kermesse di Matteo Salvini allo stabilimento Papeete. La richiesta dei pieni poteri, l’insolita e inaspettata crisi di governo, i servizi giornalistici costretti a passare dalla banalità dei reportage sulle spiagge o in montagna al complicato racconto delle nuove alchimie politiche. La Lega esce da Palazzo Chigi ed entra il Pd, Giuseppe Conte e i Cinquestelle restano a fare gli onori di casa.
Ora questo nuovo agosto, tra una pandemia non ancora finita e la paura di una nuova ondata, tra la presa d’atto di una crisi economica senza precedenti e la previsione che i suoi effetti devastanti non si siano visti fino in fondo, tra la speranza di un ritorno alla normalità e la certezza che mai nulla potrà essere come prima. Sulla porta dei negozi e dei ristoranti non spiccano i cartelli “chiuso per ferie”, chi ha tirato giù la saracinesca è perché pensa di non alzarla più, ci si contendono i clienti, sospettosi o incoscienti che siano. Gli irriducibili della mascherina, per lo più persone di una certa età, guardano con sospetto chi mostra sfrontato il proprio volto. Al mare tutti ammassati, i giovani invadono le piazze incuranti di ogni misura di precauzione, meglio sfidare il contagio che vivere reclusi e distanziati. Beata incoscienza. Lo spirito vitalistico prevale sulla necessaria cautela anche se gli esperti continuano a predicare un’indispensabile prudenza.
Magari si va fuori per qualche giorno ma l’augurio di “buone vacanze” non risuona nell’aria. Il senso comune è quello dell’attesa. Le scuole dovrebbero riaprire, finalmente, ma ancora non sono ben chiare le modalità. Terminato lo strambo campionato a porte chiuse, con la Juve che ha vinto il nono scudetto di fila, si gioca la Champions League, finale il 23, a Lisbona. Tutto strano e diverso, anche il calcio. Uguale la tragedia degli immigrati, anche se i loro naufragi destano minore commozione mentre il pericolo che siano degli untori aumenta l’intolleranza.
Ogni sera i telegiornali continuano a fare il conto dei morti per coronavirus, con criptiche variazioni in più o in meno rispetto al giorno precedente. Resta il mistero di come vengano calcolati, se cioè il covid 19 sia l’unico assassino o se si tratta di una concausa. Tutti gli altri decessi sono di serie B. Morire per una malattia incurabile, per un infarto, in un incidente stradale o semplicemente perché troppo vecchi, è quasi da sfigati. Poi ad agosto, figuriamoci!
L’attesa di un settembre imprevedibile non cambia solo i comportamenti individuali e collettivi ma incide sulla stessa psiche. Sono in corso studi per capire come si siano modificati i sogni. La filosofa Agnes Heller, sulle orme di Jung, era convinta che l’attività onirica non sia strettamente personale ma risenta dell’immaginazione e delle esperienze condivise in una certa epoca. Come dire, siamo sempre tutti sulla stessa barca, anche quando chiudiamo gli occhi: “Continueremo a sognare finché l’umanità avrà vita. E la vita non sarà mai svuotata dal suo incanto”.
Augusto sognava la pace. Nel mese che porta il suo nome (morì la sera del 19) ricordiamo che convinse Virgilio a non bruciare l’Eneide, il poema della volontà e della speranza. Hermann Broch, rinchiuso nelle carceri naziste, ha scritto un grandioso libro immaginando che, in un sofferto dialogo con l’Imperatore, il Poeta accettasse di non distruggere la propria opera, pur considerandola manchevole e incompiuta, cedendo al dovere della conoscenza e invocando la liberazione dei propri schiavi.
Lo stato di emergenza è prorogato fino al 15 ottobre. Ottimismo, please.
Marco Cianca
Post scriptum: il vostro guardiano del faro è nato ad agosto. Auguri e complimenti a tutte le mamme che partoriscono sotto il maglio del Solleone.
Marco Cianca