Prende il via oggi a Cagliari il Labour7, il vertice dei sindacati che si svolgerà in occasione del G7 lavoro e occupazione. Il summit, che si concluderà mercoledì 11, è stato organizzato da Cgil, Cisl e Uil con il coordinamento della confederazione sindacale internazionale (Ituc Csi) e del Tuac (comitato sonsultivo sindacale presso l`Ocse).
I lavori della due giorni, che si svolgeranno all`Unahotels T-Hotel, vedranno la partecipazione dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, oltre ai leader delle organizzazioni sindacali degli altri paesi del G7. La sessione finale sul tema “Il ruolo del G7 nell`affrontare le sfide del mondo del lavoro”, in programma mercoledì alle 14, sarà aperta alla stampa. I lavori della sessione pubblica saranno introdotti dal ministro del Lavoro, Marina Calderone. Il Labour7 interesserà i sindacati di Canada, Italia, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Usa e gli organismi multilaterali.
“Vogliamo mettere al centro il valore del lavoro”, ha dichiarato a margine dei lavori il leader della Cgil, Maurizio Landini. “Le persone, per essere libere, non devono essere precarie, devono avere uno stipendio che permette loro di vivere e non morire sul lavoro, avere garantiti alcuni diritti fondamentali: cura, formazione, istruzione”.
“Purtroppo – ha ricordato – in questi anni il mercato, lasciato libero senza regole, ha impoverito le persone, ha aumentato le diseguaglianze e oggi chi lavora è povero pur avendo un’occupazione. Il modello sociale va cambiato. In Europa bisogna cambiare le politiche di austerità, politiche sbagliate che in questi anni sono state fatte da molti governi”.
Temi al centro anche della prossima manovra di bilancio, che secondo Landini “deve cambiare le scelte” di fondo e “siamo pronti, se necessario, a sostenere le nostre rivendicazioni” contenute nelle piattaforme presentate all’esecutivo anche con la “mobilitazione”.
Ma sulla manovra il confronto con il governo Meloni “non c’è” e nessuna convocazione è stata inviata ai sindacati. “La prima richiesta – sottolinea il leader della Cgil -sarebbe quella di chiedere al governo di discutere con il sindacato prima di prendere decisioni. E non faccia finta di convocarci qualche ora prima per comunicarci quello che ha già deciso. È un problema non solo di metodo, ma di sostanza”.
Landini ha ricordato che “finora questo governo al dunque non ha mai voluto contrattare, discutere e rispondere alle nostre richieste. Il primo tema è la riforma fiscale e siccome si dice che non ci sono soldi penso che vadano presi dove sono. Questo governo non sta combattendo l’evasione fiscale, non sta tassando la rendita finanziaria e immobiliare. Continua invece a tassare solo i lavoratori dipendenti e i pensionati”.
“Non si parla di tesoretto – ha precisato – ma i 9 miliardi di entrate in più vengono dall’Irpef. Tornano a chi li ha pagati oppure no? C’è un tema di rivalutazione delle pensioni, investimenti sulla sanità pubblica, aumentare i salari, non utilizzare le pensioni come bancomat e poi parlare ai giovani. Ogni anno più di 100mila giovani che vanno via dal Paese. Stiamo perdendo intelligenze e competenze. Speriamo in una trattativa vera”.
I giovani, infatti, sono al centro delle attenzioni dei sindacati: causa della precarietà del lavoro infatti, “non avranno neanche il diritto di andare in pensione a 70 anni” e questo è un “problema” da affrontare con una vera riforma. “Un sistema pensionistico sta in piedi solamente se aumenta l’occupazione – ha affermato – perché sono quelli che lavorano che pagano le pensioni a quelli che ci vanno. Alzare l’età pensionabile nel pubblico impiego è una follia. Siamo il Paese che ha l’età pensionabile più alta di tutta Europa”.
Landini ha sostenuto che “questa è un’operazione per non fare aumentare i costi alla pubblica amministrazione e per non pagare le pensioni a chi avrebbe diritto di averle.
Quindi siamo non a un progetto di cambiamento del sistema pensionistico della Fornero, come qualcuno in questi anni ha raccontato, raccontando balle alla gente e che avrebbe fatto chissà cosa. Siamo di nuovo in una logica che, da quello che capisco e da quello che leggo, è semplicemente orientata a far quadrare i conti, ma a far pagare sempre gli stessi”.
Doveroso, poi, un passaggio sullo stato dell’Ue all’indomani della presentazione del rapporto Draghi sulla competitività europea. “Credo sia la relazione di Mario Draghi che il rapporto di Enrico Letta dicono che bisogna costruire un’Europa che oggi non c’è. Un’Europa non solo della moneta, ma del lavoro, delle politiche industriali, energetiche, economiche e sociali”.
“La competizione è con Cina e India – ha detto – l’Occidente è una minoranza. C’è la necessità di fare gli investimenti, servono per recuperare un ritardo che è palese. Il messaggio è che rischiamo di andare da un’altra parte se non si realizzano gli investimenti. E trovo folle che qualcuno nel nostro Paese parli di autonomia differenziata, proponendo che ognuno può risolvere i suoi problemi nel suo territorio quando siamo invece in una dimensione di sistema in cui rischiano di pagare le persone”.