Maurizo Castro – Direttore Relazioni Industriali Electrolux Zanussi
Lo conobbi nel 1993, dandogli un passaggio fino alla stazione Termini dopo la sessione d’insediamento della Commissione Giugni per la riforma dell’orario di lavoro. Ne nacque un’amicizia, insieme pudica e allegra, orgogliosa e trattenuta, vieppiù nutrita dalla condivisione di progetti tutti ossessionatamente tesi all’innovazione delle forme contrattuali e alla sperimentazione di assetti non convenzionali di relazioni industriali.
Tant’è vero che a Marco finii per chiedere di entrare nella stanza più preziosa e segreta del mio piccolo mondo, riscrivendo la costituzione del modello partecipativo di Electrolux Zanussi. Ne parlammo in un’osteriaccia della Garbatella, prima di un suo intervento importante a un’assise importante. Lui arrivò in ritardo. Ma il vino era gagliardo, e generosi i nostri sogni. E le nostre scorte, da un tavolo là in fondo, sorridevano quasi intenerite a quei “professori” un po’ matti.
L’ho rivisto la settimana scorsa, al ministero. La consueta, lucente intelligenza. La consueta, profonda conoscenza dei problemi che era chiamato a governare. E un coraggio, una vocazione, una passione per la propria responsabilità civile e intellettuale ancora più implacabili, ancora più puri, scanditi come l’accoglimento di un destino. Ora, la testimonianza di verità si è compiuta. E resta, cupo, il nostro pianto.
Ma, nel nome di Marco, chiunque crede che il lavoro di questo Paese va reso migliore, e questo Paese stesso attraverso il lavoro reso migliore, si levi, subito; ne riprenda il cammino, ne raccolga i progetti, ne rilanci le proposte. Ne pronunzi il nome, con fierezza.
Memoria, ora, vuol dire agire.