La kafkiana vicenda del debito della Pubblica amministrazione verso le imprese italiane ha caratterizzato la settimana appena trascorsa. Dopo il voto favorevole sulle risoluzioni unitarie di Camera e Senato, che impegnavano il Governo a varare l’ attesissimo provvedimento ( accettato perfino dall’altrimenti recalcitrante M5s), il piu’ sembrava fatto. Ma nel paese delle eterne sorprese non poteva mancare il colpo di scena. E dunque, il consiglio dei ministri convocato per mercoledi 3 aprile, e’ stato improvvisamente annullato e rinviato a data da destinarsi. Motivo ufficiale: la necessita’ di approfondire ulteriormente l’argomento. Motivo ufficioso: un duro scontro tra il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, e il collega dello Sviluppo, Corrado Passera, sull’opportunita’ di effettuare il pagamento e in quali termini. Sta di fatto che, ancora una volta, le casse pubbliche non si sono aperte per pagare i debiti accumulati dallo Stato nei confronti dei suoi fornitori. E addirittura non vi e’ nemmeno certezza dell’esatto ammontare della somma, che oscilla tra la stima minima di 75 miliardi alla massima di 110-120. Nella completa incertezza, del resto, si trascina tutto il paese: la situazione politica e’ in stallo totale, e perfino i 10 saggi nominati dal presidenteNapolitano sono stati definiti, per bocca di uno di loro, il costituzionalista Valerio Onida,nient’altro che uno stratagemma per guadagnare tempo. Tempo che forse può essere utile alla politica per sciogliere i suoi nodi, certo non all’economia, ormai ben oltre l’orlo del baratro, come dimostrano tutti i dati statistici, dal ricorso alla cassa integrazione allo stillicidio quotidiano della moria di imprese. Da questo punto di vista, l’iniezione di liquidità rappresentata dal pagamento dei crediti avrebbe avuto una funzione fondamentale, come ha sottolineato anche Mario Draghi: ‘’il rimborso dei crediti alle imprese e’ una delle misure piu’ importanti di stimolo all’economia’’, ha detto il capo della Bce, avvisando che il provvedimento ‘’vale vari punti di prodotto interno lordo’’.
Ma, evidentemente, nessuna di queste sollecitazioni sembra sufficiente a sbloccare una situazione di totale paralisi. Eppure, i dati diffusi venerdi 5 aprile dell’Inps sul ricorso alla cassa integrazione nel mese di marzo descrivono, senza possibilita’ di equivoco, un tessuto industriale in progressivo e inesorabile deperimento, ennesimo segnale di allarme per un sistema produttivo che rischia, nel giro di qualche mese, di giungere a fine corsa. A questo si aggiunge l’esaurirsi delle risorse per la cassa integrazione in deroga, e l’assoluta incertezza sui prossimi finanziamenti. E non si tratta di pochi spiccioli: da meta’ 2013, la somma necessaria a garantire un adeguato sostegno a tutti i lavoratori interessati e’ pari a un miliardo di euro, di cui al momento stanziati zero. Per questo, il 16 aprile prossimo i tre sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno indetto una manifestazione unitaria a Roma, davanti al Parlamento: un estremo tentativo di svegliare dal suo sonno la politica, mostrandole gli incubi che stanno vivendo l’economia e il lavoro.
Nunzia Penelope