I tragici fatti di Rosarno non hanno colto di sorpresa i sindacati. Gli scontri degli ultimi giorni hanno solo portato alla luce l’inferno che spesso si nasconde nelle nostre campagne. La situazione veniva denunciata da tempo dalle forze sindacali, ma nonostante questo, fino a quando non è esplosa, raramente i media nazionali raramente ne hanno palato. Si sbaglia se si pensa che lo sfruttamento di lavoratori senza permesso di soggiorno riguardi solamente il mezzogiorno, basta frequentare i campi veneti o i vigneti lombardi per rendersi conto che durante le vendemmie spuntano dovunque piccole baraccopoli abitate da ragazzi che raccolgono le uve che finiscono nei nostri vini.
Per parlare di ciò la Uila Uil ha presentato ieri, durante il suo congresso, una iniziativa che sembra essere nata sull’onda della cronaca, ma invece ha radici ben più profonde e suona più come un tragico pronostico. Nel 2009 il sindacato ha intervistato settecento extracomunitari che lavorano nel settore agricolo per capire quali siano le loro proposte e per coinvolgerli nel sindacato con lo scopo di creare insieme una piattaforma sindacale da presentare sia a livello nazionale che territoriale. L’obiettivo è ambizioso, la Uila vorrebbe rendere gli immigrati, che rappresentano quasi il 30% delle forza lavoro del comparto, protagonisti del sindacato, farli eleggere nelle rsu, portarli nei tavoli con le istituzioni.
Tra le richieste emerse nei questionari e da avanzare nella contrattazione collettiva vi sono: la formazione, lo studio della lingua, il riconoscimento delle festività religiose e l’accorpamento di ferie e permessi per consentire il rientro nei paesi di origine per tempi congrui. Alle istituzioni, gli immigrati chiedono, tra l’altro, di intensificare la stipula di convenzioni tra lo stato italiano e tutti gli stati di provenienza in materia previdenziale e assistenziale, di diminuire il numero di anni necessari per ottenere la cittadinanza, di semplificare le procedure per il rilascio e il rinnovo dei premessi di soggiorno.
Questi punti sono stati la base di discussione di una tavola rotonda presieduta dalla giornalista italiana originaria del Camerun, Geneviève Makaping. Uno degli interventi più interessanti è stato quello di Lucy Obanor, chiamata mamma Lucy, del direttivo della Uila di Verona. La sua missione è di occuparsi dei problemi delle donne africane. Secondo mamma Lucy le maggiori difficoltà di queste donne in Italia derivano dal passare da un mondo in cui sono il fulcro della famiglia a uno in cui lavorano con meno diritti degli altri nelle fabbriche. Il suo scopo è portarle a una maggiore consapevolezza di se stesse e dei loro diritti. Secondo Lucy questo percorso arricchisce le donne africane e le rende più forti.
Sena Bonaventure del direttivo Uila di Caserta, paragona il progetto a un ponte che permette agli stranieri e gli italiani di incontrarsi e discutere dei loro problemi. Semira Doric, rappresentante sindacale di Matera, pone invece l’accento sulle difficoltà che nascono dal rappresentare lavoratori provenienti da tantissimi paesi con culture diverse. Secondo lei la sfida del sindacalista sta nel trovare un punto di equilibrio tra le esigenze degli italiani e quelle dei lavoratori stranieri.
Sulla riforma della legge sulla nazionalità si è concentrato l’intervento di Adolfo Urso, segretario generale di Fare Futuro. A suo avviso l’Italia deve saper accogliere senza paura gli stranieri che dimostrano di volersi integrare. Secondo il viceministro una delle strade da percorrere è la modifica della legge per la cittadinanza che deve essere resa più semplice per chi parla italiano e conosce la nostra costituzione e automatica per chi è nato nel nostro paese o compiuto i suoi studi fin dall’infanzia in Italia. Mentre per il senatore del Pd Massimo Livi Bacci l’Italia deve capire che l’immigrazione è strutturale e che nemmeno paesi come la Svizzera, la Germania e gli stati Uiniti, che pur hanno leggi molto rigorose, sono mai riusciti a fermare l’onda della globalizzazione. Secondo il senatore l’unica politica sensata è la regolamentazione degli arrivi attraverso politiche di selezione e integrazione.
Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, ha parlato dell’esigenza del sindacato e degli immigrati di parlare a quella parte della destra politica che ha posizioni simili a quella di Mario Urso. Solo in questo modo, secondo il sindacalista, si potranno effettivamente cambiare le cose.
L’incontro si è chiuso con le vibranti parole di Geneviève Makaping che ha, da una parte consigliato ai ragazzi che partecipano al progetto, di trasformare la frustrazione in energia positiva, dal momento che hanno la possibilità, grazie al progetto della Uila di iniziare un percorso che può portare al cambiamento delle politiche di integrazione in questo paese, dall’altra ai sindacalisti di cogliere fino in fondo l’energia e la vitalità che questi ragazzi stranieri possono portare nel sindacato.
Luca Fortis
21/01/2010